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Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro - Formez

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Altro tratto abbastanza comune all’espansione <strong>del</strong>le forze di lavoro è la<br />

connotazione generazionale: sono le classi d’età centrali e quelle anziane a<br />

crescere, a fronte di una riduzione <strong>del</strong>la partecipazione dei più giovani. La<br />

classe dei 15-24enni si riduce ovunque, salvo che in Olanda e in Irlanda, dove<br />

significativamente la tendenza all’aumento è generalizzata per tutti, maschi e<br />

femmine di ogni classe d’età. In molti paesi la contrazione si estende anche ai<br />

25-34enni: è quello che accade in particolare in Germania, -22%, ma anche in<br />

Danimarca e in Gran Bretagna. Sempre generosa e diffusa è invece<br />

l’espansione dei 55-64enni: essi si riducono soltanto in Grecia, in Spagna e in<br />

Italia, dove calano gli uomini mentre le donne crescono <strong>del</strong> 39%.<br />

In tutti i Paesi questi cambiamenti hanno rimo<strong>del</strong>lato la parte attiva <strong>del</strong>la<br />

popolazione, ora assai più caratterizzata al femminile anche al di là <strong>del</strong>le<br />

nazioni nordiche, e dove è aumentata ovunque l’incidenza <strong>del</strong>la componente<br />

matura: dappertutto, infatti, gli ultra 45enni pesano per più di un terzo sul<br />

totale.<br />

Sono cambiamenti che molto hanno a che vedere con gli stili di vita<br />

forgiati dall’interazione tra scelte <strong>del</strong>le famiglie e scelte <strong>del</strong>le imprese:<br />

prolungamento <strong>del</strong> periodo dedicato alla formazione iniziale, presenza <strong>del</strong>le<br />

donne sul mercato <strong>del</strong> lavoro retribuito, migliore articolazione <strong>del</strong>l’orario di<br />

lavoro, miglioramento <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>la vita per gli anziani, ma anche<br />

aumento generalizzato dei consumi e necessità di redditi aggiuntivi per<br />

soddisfarli, ecc.<br />

E’ innegabile, peraltro, che i cambiamenti indicati sono condizionati e<br />

indotti dalla componente anagrafica. Esaminando la situazione italiana, ad<br />

esempio, si nota che fra il 1993 e il 2003, a fronte di un calo di 1,2 milioni di<br />

persone tra gli attivi 15-24enni, la popolazione <strong>del</strong>la medesima coorte d’età ha<br />

subìto una decurtazione di ben 1,9 milioni di persone. Invece l’incremento di<br />

1,2 milioni di 35-44enni attivi si è accompagnato a una minore espansione<br />

<strong>del</strong>la popolazione <strong>del</strong>la stessa coorte d’età: 1,1 milioni di persone.<br />

Dunque è proprio la demografia a dettare in buona misura il cambiamento<br />

nel volume e nella composizione <strong>del</strong>le forze di lavoro. Quindi, per controllare gli<br />

squilibri che si vengono a creare, gli interventi regolativi debbono cercare di<br />

promuovere i necessari mutamenti di comportamento.<br />

Salvo alcune eccezioni, la crescita dei tassi di attività avvenuta nel periodo<br />

1993-2003 è abbastanza contenuta, se considerata con riferimento alla<br />

popolazione totale con 15 anni e oltre, ed è comunque assai differenziata per<br />

Paese (Tab. 2). Infatti, rispetto alle contrazioni nel tasso di attività che<br />

emergono in Danimarca (-1,9 punti) e in Germania (-1 punto), rilevanti<br />

appaiono gli incrementi di oltre 6 punti percentuali registrati in Irlanda, Olanda<br />

e Spagna, e di oltre i 3 punti in Portogallo.<br />

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