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Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro - Formez

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all'apparenza ben più roseo. Notava la Banca d'Italia: "Cresce l'occupazione, si<br />

riducono in maniera significativa i differenziali territoriali, aumentano la<br />

partecipazione femminile e l'incidenza dei contratti a tempo parziale". A sua<br />

volta, riferendosi maggiormente al 2° trimestre, "Il Sole-24 Ore" aveva scritto:<br />

"Il migliore dei mondi possibili. Con la disoccupazione in calo, ai minimi da 10<br />

anni. Un nuovo balzo dei posti di lavoro, quasi tutti creati al Sud. Soprattutto<br />

donne. Meno contratti a tempo determinato (i precari) e più a tempo<br />

indeterminato (il vero posto)" 30 .<br />

I dati <strong>del</strong>la terza rilevazione, rilasciati il 20 dicembre, correggevano tale<br />

scenario mentre quelli <strong>del</strong>l'ultima, rilasciati il 21 marzo 2005, offrivano un<br />

quadro d'insieme senz'altro più problematico. Gli andamenti <strong>del</strong>la<br />

partecipazione al lavoro sembrano peraltro mostrare talune incongruenze.<br />

Certo la situazione economica <strong>del</strong> Paese potrebbe avere concorso a un "effetto<br />

scoraggiamento" quale quello ipotizzato dall'Istat stesso e da vari osservatori,<br />

che spiegano il calo degli attivi essenzialmente con le donne e con il Sud 31 .<br />

Purtroppo mancano evidenze empiriche, per cui le proporzioni <strong>del</strong> fenomeno<br />

restano nel vago: quante sono, fra le persone che si sono ritirate dal mercato,<br />

quelle che hanno smesso di cercare perché non trovavano un impiego? Avendo<br />

l'Italia creato più di 300 mila posti l'anno fra il 1997 e il 2003, un ritiro così<br />

brusco e massiccio sembra poco plausibile 32 .<br />

L'ipotesi di un "effetto scoraggiamento" pone anche interrogativi più<br />

specifici. I disoccupati di lunga durata aumentano mentre è in atto un riflusso<br />

verso l'inattività: non dovrebbe invece essere questa la prima area a<br />

decongestionarsi? Il massimo incremento di inattivi si è avuto nel Nord-Est,<br />

dove il tasso di attività è più elevato: c'è qui forse un ritiro da eccesso di<br />

lavoro, anziché da difetto? Nel Sud la quota di donne che si ritirano dal<br />

mercato <strong>del</strong> lavoro è minore di quella degli uomini: non è strano?<br />

Non mancano altre incongruenze, a cominciare dal fatto che la quota di<br />

femmine attive è cresciuta meno di quella dei maschi, ma è cresciuta di meno<br />

anche la quota di femmine inattive. Infatti il saldo degli attivi e degli inattivi<br />

per sesso e per zona ci dice che, dov'era positivo, le donne vi hanno contribuito<br />

non poco: al Nord per il 46% e al Centro per il 55%; dov'era negativo, invece,<br />

sono gli uomini che vi hanno contribuito non poco: al Sud, per il 40%. Quindi,<br />

come minimo, il calo complessivo <strong>del</strong>la partecipazione (meno attivi e/o più<br />

inattivi) non si può attribuire soltanto alle donne. D'altro canto i movimenti<br />

intervenuti in corso d'anno fra le persone inattive d'ambo i sessi e in età di<br />

lavoro non mostrano consistenti uscite dal mercato, salvo che per mere ragioni<br />

demografiche (Tab. 6).<br />

30<br />

Banca d'Italia, Bollettino economico, n. 43, novembre 2004; L. Paolazzi, Un mercato più dinamico ma<br />

restano gli squilibri, "Il Sole-24 Ore", 29 settembre 2004. Ma vedi anche: S. Uccello, Occupazione, il<br />

rebus dei numeri, ivi, 3 ottobre 2004; C. Treves, E l'occupazione cresce nonostante (o a causa) <strong>del</strong><br />

declino, "Rassegna sindacale", n. 36, 7 ottobre 2004.<br />

31<br />

C. Saraceno, Quelle donne <strong>del</strong> Sud che non sperano più, "La Repubblica", 22 marzo 2005.<br />

32<br />

In letteratura (e nell'ipotesi stessa <strong>del</strong> discouraged worker di J. Mincer), il ritiro dal mercato <strong>del</strong> lavoro<br />

a causa di un "effetto scoraggiamento" si fa sentire soltanto dopo che per qualche tempo la persona ha<br />

cercato invano un impiego: vedi l'esauriente rassegna di D. Ciravegna, I caratteri <strong>del</strong>la disoccupazione,<br />

Milano, Angeli 1990.<br />

23

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