Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro - Formez
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semplice <strong>del</strong>l’internazionalizzazione come de-localizzazione, e quindi come un<br />
movimento destinato a un inevitabile risultato negativo per l’occupazione<br />
locale.<br />
In realtà gli effetti indotti dall’internazionalizzazione sull’occupazione<br />
domestica sono ben più complessi, date le “catene” che attivano, sia per le<br />
imprese, di cui rafforzano la capacità di produrre valore e di investire,<br />
favorendone la crescita dimensionale, sia per le risorse umane che riallocano in<br />
nuovi settori (non senza tensioni e rischi) incrementando la domanda di<br />
competenze qualificate.<br />
Tenendo conto di queste “catene di effetti” le ricerche più avvertite su questo<br />
tema hanno in genere concluso mettendo in luce esiti finali positivi, o quanto<br />
meno potenzialmente positivi, per l’occupazione creata o impiegata all’estero<br />
(vedi la ricerca ISAE “Delocalizzazione: un opportunità di crescita dimensionale<br />
per le imprese?”, dicembre 2005). Al tempo stesso hanno sottolineato la<br />
necessità di governare questi processi, da cui vengono costi sociali non ripartiti<br />
uniformemente tra gli occupati e spesso addossati a quei segmenti operai e<br />
impiegatizi che operano nei settori più esposti alla divisione internazionale <strong>del</strong><br />
lavoro 233 .<br />
Sotto il profilo statistico, la questione <strong>del</strong>l’impatto occupazionale <strong>del</strong>l’internazionalizzazione<br />
è complessa sia per aspetti di merito, cioè la precisa<br />
definizione e individuazione di eventi e processi <strong>del</strong>l’internazionalizzazione<br />
stessa, nonché i suoi confini, sia per aspetti di metodo, cioè l’obiettiva difficoltà<br />
a svolgere rilevazioni. Possiamo distinguere in tre gruppi le informazioni che<br />
comunque possiamo ricavare dalle non molte ricerche disponibili 234 .<br />
- Un primo set di informazioni è fornito dalle indagini volte a valutare la<br />
dimensione <strong>del</strong>l’occupazione estera <strong>del</strong>le multinazionali italiane, e viceversa. E’<br />
questo il lavoro intrapreso ormai da molti anni dal Politecnico di Milano e da<br />
R&P-Ricerche e Progetti, che alimenta la banca dati Reprint 235 . Secondo<br />
l’ultimo rapporto 236 , al 1° gennaio 2004 i dipendenti all’estero da imprese<br />
italiane investitrici e loro partecipate erano un milione e 100 mila, di cui 874<br />
mila nel settore manifatturiero 237 . Qui il grado di “multinazionalizzazione<br />
attiva” (rapporto tra dipendenti all’estero e in Italia) è stimato tra il 20,5% e il<br />
37,4%, a seconda che al denominatore si ponga l’intera occupazione<br />
dipendente in Italia, o soltanto quella <strong>del</strong>le imprese con 20 o più addetti.<br />
Quasi vent’anni fa, nel 1986, si stimava che l’occupazione all’estero <strong>del</strong>le<br />
imprese italiane manifatturiere fosse di appena 244 mila unità, con una quota<br />
233<br />
Vedi la prospettiva meno ottimistica affacciata per il medio-lungo periodo da A. Spaventa e S. Monni, I<br />
possibili rischi <strong>del</strong>l’internazionalizzazione, "Nens", n. 9, 2004, che adottano un mo<strong>del</strong>lo centro/periferia<br />
per ipotizzare l’esistenza di una soglia nel trasferimento di conoscenze (collegato alla de-localizzazione<br />
e all’estensione <strong>del</strong>le reti di sub-fornitura) oltre la quale lo sviluppo <strong>del</strong> “sistema periferia” avverrebbe a<br />
scapito e non più a vantaggio <strong>del</strong> “sistema centro”.<br />
234<br />
Questa breve rassegna intende fornire un succinto quadro dei risultati ottenuti. Per il Veneto è<br />
disponibile un lavoro ben più analitico: E. Gisolo e P. Iodice, I processi di internazionalizzazione <strong>del</strong>le<br />
imprese venete, "Economia e società regionale", n. 85, 2004.<br />
235<br />
Per la rilevazione, Reprint considera come minimo un giro d’affari all’estero di 2,5 milioni di euro.<br />
236<br />
S. Mariotti e M. Mutinelli, Italia multinazionale 2004. Le partecipazioni italiane all’estero ed estere in<br />
Italia, ICE-Istituto nazionale per il commercio estero, Roma, 2004.<br />
237<br />
Alla stessa data le imprese estere in Italia (“multinazionalizzazione passiva”) impiegavano 940 mila<br />
dipendenti, di cui 614 mila nella manifattura.<br />
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