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Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro - Formez

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irrisoria specie nell’Europa <strong>del</strong>l’Est (2.100 dipendenti contro i 212 mila attuali)<br />

ma anche in Asia (21 mila contro 80 mila). Secondo un confronto<br />

internazionale, “l’inseguimento multinazionale avviato dall’Italia, trascinato<br />

dalla crescita produttiva all’estero <strong>del</strong>le piccole-medie imprese e di un<br />

selezionato insieme di gruppi industriali medio-grandi, non sembra in grado di<br />

colmare il gap di multinazionalizzazione che ci separa dagli altri Paesi<br />

industrializzati” 238 .<br />

- Un secondo set di informazioni è fornito dalle ricerche che, partendo<br />

dall’analisi dei flussi commerciali (specie <strong>del</strong> sistema-moda), stimano il livello<br />

di integrazione economica internazionale nell'ipotesi che i beni scambiati in<br />

determinate filiere produttive non sono frutto di meri rapporti di natura<br />

commerciale giacché possono essere assunti come indicatori di vere e proprie<br />

“reti transnazionali di fornitura”. Si giunge in tal modo a una stima degli<br />

“addetti equivalenti”, intesi come occupati all’estero direttamente o<br />

indirettamente collegati alle filiere produttive. Sulla base di questa<br />

metodologia, gli “addetti equivalenti” per il 2003 nelle filiere <strong>del</strong> made in Italy<br />

sono stati stimati dal Tedis (Centro studi <strong>del</strong>la Venice International University)<br />

239 in 204 mila per il tessile-abbigliamento, 81 mila per le pelli-calzature e<br />

60 mila per il legno-mobilio. Del resto, una <strong>del</strong>le prime ricerche applicate<br />

basate su questa metodologia aveva già stimato per il 1998 che il lavoro<br />

attivato all’estero dal made in Italy ammontasse a 150-210 mila addetti 240 .<br />

- Un terzo set di informazioni viene infine dalle ricerche che analizzano le<br />

dinamiche occupazionali di specifiche imprese, o gruppi di imprese, in<br />

presenza o meno di rilevanti episodi di internazionalizzazione. Un’indagine<br />

realizzata in Veneto per i settori abbigliamento-calzature 241 ha messo in<br />

evidenza che la contrazione occupazionale imputabile a un gruppo di 25<br />

imprese, principalmente di medie dimensioni, protagoniste di importanti<br />

episodi di internazionalizzazione, è stata meno rilevante (-19%) di quella<br />

registrata per l’insieme <strong>del</strong> settore in Veneto (-33% fra gli ultimi due<br />

censimenti). Inoltre, nella composizione <strong>del</strong>l’occupazione <strong>del</strong>le imprese che<br />

<strong>del</strong>ocalizzano è avvenuto un rilevante cambiamento: la quota di dirigenti,<br />

quadri e impiegati è salita dal 26% <strong>del</strong> 1995 al 40% <strong>del</strong> 2002, a fronte di una<br />

pari riduzione <strong>del</strong>la componente operaia.<br />

Pur con tutte le avvertenze e cautele <strong>del</strong> caso 242 , è certamente significativo che<br />

le imprese più internazionalizzate difendano l’occupazione meglio <strong>del</strong> settore<br />

nel suo complesso. A questo risultato, <strong>del</strong> resto, era già approdata la ricerca di<br />

Rossetti e Schiattarella, anch’essa sul settore moda in Veneto, la cui<br />

238<br />

Ivi, pag. 56.<br />

239<br />

G. Corò e M. Volpe, “Nuove forme di integrazione internazionale <strong>del</strong>la produzione: un’analisi<br />

economico-industriale per le filiere <strong>del</strong> made in Italy”, in <strong>Formez</strong>, La governance <strong>del</strong>l’internazionalizzazione<br />

produttiva, Quaderni, n. 28, Roma, 2004.<br />

240<br />

S. Rossetti e R. Schiattarella, “Un approccio di sistema all’analisi <strong>del</strong>la de-localizzazione internazionale.<br />

Uno studio per il settore <strong>del</strong> made in Italy”, in N. Acocella ed E. Sonnino, Movimenti di persone e<br />

movimenti di capitali in Europa, Bologna, il Mulino, 2003.<br />

241<br />

Cfr. Gianelle, cit., pagg. 197 segg.<br />

242<br />

Nel campione indagato non sono state considerate le imprese (principalmente piccole) che hanno<br />

cessato l’attività per completo trasferimento all’estero.<br />

164

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