Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro - Formez
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<strong>del</strong>l’occupazione femminile sia in realtà frutto di un profondo sommovimento.<br />
Infatti, lungi dal confermare la presunta “fuga dal lavoro dipendente”,<br />
l’occupazione femminile indipendente dal 1995 al 2003 cresce di sole 50 mila<br />
unità, ma diminuiscono di 150 mila unità le lavoratrici in proprio, le socie di<br />
cooperative e le coadiuvanti, mentre aumentano di 200 mila le imprenditrici e<br />
le libero professioniste. A questo ricambio nelle posizioni lavorative ne<br />
corrisponde uno generazionale, poiché l’aumento <strong>del</strong>le imprenditrici e <strong>del</strong>le<br />
libere professioniste si concentra fra le trentenni, mentre la riduzione <strong>del</strong>le<br />
lavoratrici in proprio e <strong>del</strong>le coadiuvanti si concentra fra le donne da 40 a 54<br />
anni (vedi anche il Graf. 9).<br />
In conclusione, il contributo <strong>del</strong>la diffusione dei lavori instabili alla grande<br />
crescita <strong>del</strong>l’occupazione femminile appare limitato soprattutto perché i<br />
moltissimi nuovi posti di lavoro dipendente a tempo parziale sono per lo più<br />
permanenti e i nuovi posti temporanei sono essenzialmente rapporti a fini<br />
formativi, mentre per i maschi, i cui tassi di occupazione crescono molto poco<br />
(in particolare per i giovani), si ha un effetto di sostituzione, sia pure non<br />
esplosivo, dei lavori instabili a sfavore di quelli stabili.<br />
6. LA QUALITÀ PROFESSIONALE DELLE NUOVE OCCASIONI DI LAVORO<br />
Anche la recente crescita <strong>del</strong>la partecipazione femminile al lavoro è<br />
legata al processo di terziarizzazione <strong>del</strong>l’occupazione. Dei nuovi posti di lavoro<br />
occupati dalle donne dal 1995 al 2003 ben pochi sono nell’industria e nelle<br />
costruzioni (solo poco più <strong>del</strong> 5%), e in agricoltura l’occupazione femminile<br />
continua il suo declino strutturale. Invece, quasi tutta la nuova occupazione<br />
<strong>del</strong>le donne si deve ai servizi e soprattutto a quelli privati: in particolare, come<br />
si vede dalla Tab. 7, oltre un quarto <strong>del</strong>l’occupazione aggiuntiva è nei servizi<br />
alle imprese, più di un quinto nell’istruzione e nella sanità e quasi un quinto nel<br />
commercio.<br />
Tab. 7 - Variazioni 1995-2003 <strong>del</strong>l'occupazione femminile per settore<br />
Valori<br />
assoluti (in<br />
migliaia)<br />
Valori<br />
percentuali<br />
di cui a<br />
tempo<br />
parziale*<br />
Quota di<br />
part-time<br />
nel 1995*<br />
Agricoltura - 131 - 9,6 17,8 19,8<br />
Industria + 32 2,4 89,2 9,9<br />
Costruzioni + 36 2,7 18,9 21,3<br />
Commercio + 226 16,7 46,2 14,2<br />
Alberghi e ristoranti + 160 11,8 76,7 17,4<br />
Trasporti e comunicazioni + 83 6,1 25,7 8,3<br />
Intermediazione finanziaria + 52 3,8 35,3 10,7<br />
Servizi alle imprese + 359 26,5 28,1 19,7<br />
Pubblica amministrazione + 115 8,5 42,6 4,4<br />
Istruzione, sanità, servizi sociali + 293 21,6 39,6 7,0<br />
Altri servizi sociali e alle persone + 132 9,7 23,5 29,4<br />
Totale + 1.358 100,0 42,4 12,7<br />
FONTE: ISTAT, INDAGINE SULLE FORZE DI LAVORO * MICRO-DATI<br />
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