Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro - Formez
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Tab. 6 - Andamenti trimestrali <strong>del</strong>le non forze di lavoro nel 2004 (000)<br />
Non<br />
disposti a<br />
lavorare<br />
Cercano<br />
lavoro<br />
ma non<br />
attivamente<br />
Non<br />
cercano<br />
ma<br />
disposti a<br />
lavorare<br />
Totale<br />
inattivi<br />
Età<br />
Inferiore<br />
a 15 anni<br />
Età<br />
Superiore<br />
a 64 anni<br />
Totale Popolazione<br />
15-64 anni<br />
1° trimestre 12.279 1.139 1.027 14.445 8.186 10.487 33.118 57.283<br />
2° trimestre 12.293 1.115 983 14.391 8.213 10.522 33.126 57.487<br />
3° trimestre 12.129 1.371 981 14.481 8.225 10.620 33.326 57.612<br />
4° trimestre 12.112 1.170 958 14.240 8.235 10.708 33.183 57.832<br />
Media 12.203 1.199 987 14.389 8.215 10.584 33.188 57.553<br />
FONTE: ISTAT, FORZE DI LAVORO, DATI TRIMESTRALI 2004<br />
Le persone non disposte a lavorare, che sono l'84% degli inattivi, tendono<br />
a scendere con l'eccezione <strong>del</strong> 2° trimestre. Quelle che cercano lavoro in modo<br />
non attivo, il 9% degli inattivi, salgono soltanto nel 3° trimestre ma poi si<br />
riavvicinano alla media. Quelle che non cercano lavoro ma sarebbero disposte<br />
a lavorare, il 7% degli inattivi, sono le uniche a scendere con regolarità. Il<br />
totale degli inattivi ha un andamento oscillante che non mostra apprezzabili<br />
riduzioni. Tutto ciò fa pensare che lo scoraggiamento non sia effetto di un<br />
trend bensì un episodio relativo al passaggio fra vecchia e nuova serie.<br />
Andamenti regolari, effetto <strong>del</strong>la demografia, compaiono soltanto fra gli<br />
inattivi in età non lavorativa: quelli con meno di 15 anni salgono<br />
moderatamente, mentre quelli con più di 64 anni salgono sensibilmente perché<br />
la popolazione italiana sta invecchiando. Se poi si considerano distintamente i<br />
due sessi si vede che i maschi non disposti a lavorare scendono regolarmente<br />
da 4 milioni 295 mila a 4 milioni 153 mila (viste le loro intenzioni dichiarate,<br />
non è detto che ciò equivalga a un ritiro dal mercato per effetto <strong>del</strong>lo<br />
scoraggiamento); viceversa, fra le femmine c’è un sorprendente ma<br />
momentaneo salto da 750 mila a 900 mila nel 3° trimestre.<br />
Più promettente invece il confronto sulle dinamiche regionali <strong>del</strong>le forze di<br />
lavoro 2003-2004. La Tab. 7 è assai utile poiché mostra come la stessa<br />
localizzazione meridionale <strong>del</strong>lo "scoraggiamento" non riguardi tutta l'area ma<br />
soltanto una sua limitata porzione.<br />
Infatti gli attivi crollano in Campania, Sicilia e Abruzzo, ma calano appena<br />
in Puglia, Calabria e Basilicata, e salgono di poco in Molise e Sardegna. Nel<br />
Mezzogiorno, quindi, quell'effetto sembra tutt'altro che generalizzato. Quasi<br />
tutta la perdita - 127 mila unità su 130 mila - si concentra in quelle tre<br />
Regioni. Peraltro in Abruzzo il crollo degli attivi si deve assai più al calo degli<br />
occupati (-14 mila) che dei disoccupati (-4 mila): da questo dipende una<br />
diminuzione percentuale che colloca questa Regione agli antipodi <strong>del</strong> Lazio,<br />
nonostante la contiguità geografica.<br />
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