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Una parola tira l'altra - AM Cirese

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I PROVERBI DI PREFERENZA 111<br />

la vita è certamente un bene rispetto alla morte, e la sapienza è certamente un bene<br />

rispetto all'ignoranza; ma nella eventualità che non sia possibile avere insieme vita e<br />

sapienza, e cioè nella eventualità che si debba assolutamente scegliere tra l'una e<br />

<strong>l'altra</strong>, allora l'essere vivi è preferibile all'essere sapienti.<br />

***<br />

Esaminiamo ora il proverbio [3]: Meglio dotto che dottore. A differenza di quanto<br />

avveniva in [6], i termini esplicitamente presenti sono soltanto due: dotto (che<br />

indicheremo con p), e dottore (che indicheremo con q). In altre parole, lo schema del<br />

proverbio [3] è costituito direttamente e immediatamente da pPq.<br />

Ma per l'inverso del principio della logica della preferenza che più sopra abbiamo<br />

ricordato, se vale pPq allora vale anche (p&~q)P(~p&q).<br />

Applicando tale principio (e ovviamente interpretando p come non-dotto, e q come<br />

non-dottore) il proverbio [3] diviene: meglio dotto e non dottore che non dotto e<br />

dottore. Risulta allora più chiaro che anche in [3] sono coinvolti due assi semantici,<br />

ciascuno con le sue due polarità, affermativa e negativa: il primo asse è quello del<br />

SAPERE, e le sue polarità sono dotto e non dotto:<br />

dotto non dotto<br />

⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯<br />

SAPERE<br />

il secondo asse è quello del titolo di studio o (come possiamo dire<br />

convenzionalmente) della LAUREA, e le sue polarità sono laureato (ossia dottore,<br />

ossia possessore di un titolo di studio) e non laureato (ossia non dottore ecc.).<br />

laureato non laureato<br />

(dottore non dottore)<br />

⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯<br />

LAUREA<br />

Risulta chiaro anche che, nella cultura cui [3] appartiene, di norma vale che pP~p<br />

(ossia meglio dotto che non dotto) e qP~q (ossia meglio laureato che non laureato). E<br />

dunque il proverbio [3] stabilisce che quando non si possa avere la condizione ottima<br />

(ossia p&q) e ovviamente non si voglia la condizione pessima (~p&~q), resta la<br />

scelta tra le due condizioni intermedie (p&~q e ~p&q), e tra queste è preferibile la<br />

prima: p&~q, ossia dotto e non dottore.<br />

A questo punto e livello dell'analisi il proverbio [3] non mostra differenze sostanziali<br />

rispetto al proverbio [6]. Ma esiste la possibilità di spingersi un poco più oltre, e di<br />

cominciare a mettere in luce una caratteristica differenziante che poi vedremo meglio<br />

rappresentata in altri testi.

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