Una parola tira l'altra - AM Cirese
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I PROVERBI DI PREFERENZA 115<br />
[8] qPp, ossia meglio la frequenza che la consistenza<br />
Il contrasto tra le due affermazioni, pPq e qPp, non costituisce uno di quei casi di<br />
contraddizione tra proverbi di cui si hanno molti esempi. Ed in realtà non si tratta di<br />
un contrasto, giacché il proverbio [7] parla di beni (feste e festicciole), ed il proverbio<br />
[8] parla di mali (danni e beffe). Se continuiamo a indicare con b la restrizione ai<br />
beni, e indichiamo con m quella ai mali, gli schemi dei due proverbi diverranno i<br />
seguenti:<br />
[7] (b&p&~q)P(b&~p&q)<br />
[8] (m&~p&q~P(m&p&~q)<br />
mentre le conseguenze andranno così formulate:<br />
[7] (b&p)P(b&q)<br />
[8] (m&q)P(m&p)<br />
In altre parole:<br />
[7]: quando si tratti di beni, meglio la consistenza che la frequenza<br />
[8]: quando si tratti di mali, meglio la frequenza che la consistenza<br />
***<br />
Possiamo ora vedere meglio la differenza che intercorre tra il proverbio [6] da un lato<br />
e i proverbi [5], [7] e [8] dall'altro (il proverbio [3] coincide con [6] quando si<br />
consideri l'opposizione sapienza/laurea, e coincide invece con gli altri quando si<br />
consideri l'opposizione sostanza/apparenza).<br />
La differenza sta in ciò che nel proverbio [6] si stabilisce una graduatoria di<br />
preferibilità tra due beni diversi (il sapere e la vita); negli altri casi invece si<br />
stabilisce una graduatoria di preferibilità tra due diversi modi di essere di un<br />
qualsiasi bene o di un qualsiasi male (sostanza e apparenza, consistenza e certezza,<br />
consistenza e frequenza ecc.). Sarebbe forse da ricercare un modo simbolico più<br />
compatto per esprimere con maggiore immediatezza questa differenza. Ma qui basti<br />
averla additata, sottolineando contemporaneamente come al di là di essa i proverbi di<br />
preferenza finora esaminati compiano in modo sostanzialmente identico la loro<br />
operazione di eliminazione dell'incertezza (ossia di informazione) sia quando si tratti<br />
di scegliere tre due beni, sia quando si tratti di scegliere tra due modi di essere di uno<br />
stesso bene o di uno stesso male.<br />
Per rendercene conto basterà considerare che b e m non appaiono mai negate, e<br />
perciò non alterano né il numero né la composizione dei mondi possibili generati da p<br />
e q. È facile vederlo, per esempio nel caso di b: i mondi possibili saranno (b&p&q),<br />
(b&p&~q), (b&~p&q), (b&~p&~q). A rendere più evidente la cosa basta convenire<br />
che valgano le seguenti equivalenze: