Una parola tira l'altra - AM Cirese
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WELLERISMI E MICRO-RÉCITS 79<br />
interne al testo (G1, G2, G3: brevità, arguzia, buon senso), e quello delle proprietà<br />
che altrettanto convenzionalmente chiameremo esterne al testo (G4: popolarità).<br />
Nulla ci vieta di considerare questi due raggruppamenti come altre due famiglie di<br />
qualità su L, ambedue incluse nella famiglia fG, la quale anzi, nel caso di ERE (ma<br />
non necessariamente in tutti), risulta uguale alla loro riunione.<br />
Chiameremo dunque fJ la famiglia che ha come suoi elementi solo le proprietà<br />
interne al testo, e chiameremo fE la famiglia che ha come suoi elementi solo le<br />
qualità esterne (che poi nel caso specifico fE contenga un solo elemento non<br />
impedisce di considerarla come una famiglia di qualità).<br />
Potremo dunque scrivere:<br />
fJ (ERE) = {G1, G2, G3}<br />
che si legge: la famiglia costituita da tutte e sole le qualità esterne al<br />
testo che la formulazione ERE attribuisce ai proverbi ha come suoi<br />
elementi G1, G2, G3.<br />
E scriveremo inoltre:<br />
fE (ERE) = {G4}<br />
che si legge: la famiglia costituita da tutte e sole le qualità esterne che<br />
la formulazione ERE attribuisce ai proverbi ha come suo elemento<br />
G4.<br />
Anche se non sono strettamente indispensabili (ed anche se per qualche rispetto<br />
risultano ingombranti), possiamo adottare alcune ulteriori convenzioni di scrittura che<br />
facilitano visivamente certe distinzioni e risparmiano qualche lungo giro di frase.<br />
Possiamo cioè assegnare lettere diverse agli elementi delle due diverse famiglie, per