Una parola tira l'altra - AM Cirese
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WELLERISMI E MICRO-RÉCITS 70<br />
La difficoltà viene di solito aggirata dando per scontato che tutti si sappia che cosa è<br />
il proverbio. Il che è vero, almeno in parte; ma è altrettanto vero che la nozione di<br />
proverbio che per questa via si adotta rimane tanto vaga e confusa che, a ben<br />
guardare, diviene inutilizzabile o almeno autorizza le applicazioni più contrastanti.<br />
Non sembra dunque impresa superflua esaminare la nozione corrente di proverbio,<br />
quale si manifesta attraverso le determinazioni fissate dalle definizioni e in base alle<br />
delimitazioni configurate dalle raccolte. Il tutto non per allestire una ulteriore<br />
definizione dello stesso tipo delle precedenti, ma invece per chiarire le caratteristiche<br />
di contenuto e di struttura della nozione che abitualmente usiamo. Cercheremo<br />
appunto di farlo nei paragrafi che seguono, avvertendo però che prenderemo in esame<br />
soltanto alcuni aspetti, a nostro avviso più rilevanti, e che in ogni caso ci limiteremo a<br />
delineare la forma generale del procedimento.<br />
2.<br />
Prendiamo in esame anzitutto le definizioni. Anche senza particolari<br />
approfondimenti, ci si avvede facilmente:<br />
a che sostanzialmente si tratta di liste o elenchi delle qualità o proprietà di cui si<br />
ritiene che un testo (o più in generale una manifestazione linguistica) debba essere in<br />
possesso per essere assegnata al «genere» proverbio;<br />
b. che le liste sono più o meno lunghe, e cioè contengono un numero più o meno<br />
grande di condizioni da rispettare;<br />
c. che spesso varia anche il contenuto delle condizioni o qualificazioni elencate.