Una parola tira l'altra - AM Cirese
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Wellerismi e micro-récits ∗<br />
I PROVERBI DI PREFERENZA 162<br />
Le osservazioni piuttosto frammentarie e del tutto provvisorie che qui espongo si<br />
collegano ad una indagine, appena avviata, che si propone di analizzare le strutture -<br />
due o tre elementi e la o le relazioni che li legano - di quella forma particolare e<br />
stereotipa di "citazione" che viene chiamata wellerismo. Lo scopo dell'esposizione è<br />
quello di sottoporre alla discussione non tanto dei suggerimenti quanto degli<br />
interrogativi intorno ad un problema generale e ad un fatto specifico.<br />
La questione generale è la seguente: dove si colloca il confine tra ciò che si chiama<br />
récit (e che italianizziamo con "racconto") e il "non-récit" ? In altre parole: quali sono<br />
le condizioni minime per parlare di narrazione o racconto?<br />
Il fatto specifico è costituito dalla presenza, nei wellerismi, del verbo "dire" che nella<br />
trascrizione grafica è seguito dai due punti e dalle virgolette, e che introduce un testo<br />
in oratio recta. Si tratta di un complesso di elementi che caratterizzano sì la<br />
"citazione" ma anche il "raccontare". Ci si può dunque chiedere se i wellerismi (o<br />
almeno certi tipi di wellerismo) possano essere considerati come realizzanti - o non<br />
realizzanti - l'una o <strong>l'altra</strong> delle condizioni richieste dal récit, e forse anche le sue<br />
condizioni minime.<br />
1. Ecco innanzi tutto alcune definizioni o descrizioni più o meno correnti dei<br />
wellerismi.. Archer Taylor li chiama « quotation proverbs ». Arnold Van Gennep<br />
dice che il wellerismo è<br />
une forme de dicton stéréotypé (qui) consiste à faire appel, pour affirmer un fait ou<br />
prouver une morale, à un témoin imaginaire, et se distingue par de là de la citation<br />
savante. Les citations vraiment populaires de cette sorte sont ironiques.<br />
A sua volta il Dizionario Enciclopedico Italiano alla voce Wellerismo reca:<br />
Termine derivato dal nome del personaggio dickensiano Sam Weller, che indica una<br />
sentenza attribuita a personaggi storici o immaginari, con carattere ora solenne ora<br />
ironico, come per es l'aforisma notissimo in Campania: Dicette Polecenella: Pe' mare<br />
non c'è taverna.<br />
Discutendo della raccolta di wellerismi napoletani di G. Tucci (Dicette Polecenella, 1966), Gastone Pettenati<br />
ha scritto che<br />
si chiama wellerismo qualsiasi "detto" presentato esplicitamente come una citazione<br />
riferita a un soggetto esplicito e non generico (...), ma organicamente assunto dal<br />
parlante nel proprio discorso come espressione personale su una situazione che gli è<br />
attualmente presente (“Problemi” n. 9).<br />
Credo tuttavia che bisognerebbe sottolineare esplicitamente quel che le definizioni<br />
riferite esprimono soltanto in modo indiretto: credo cioè che bisognerebbe mettere in<br />
evidenza prima di tutto l'operazione che si compie, e solo subordinatamente la<br />
materia su cui viene compiuta. Invece di dire "sentenza attribuita", "detto presentato"<br />
ecc., sarebbe meglio dire "attribuzione di una sentenza", "presentazione di un detto"<br />
ecc., sottolineando così, da un lato l'atteggiamento psicologico del parlante nei<br />
confronti del detto e simili che egli "ripete" (verba aliena refero), e dall'altro la<br />
manifestazione linguistica di un tale atteggiamento psicologico.