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Una parola tira l'altra - AM Cirese

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I PROVERBI DI PREFERENZA 168<br />

che potrebbero facilmente unificarsi tra loro e con l'opposizione offertaci dal<br />

Carbonaio. Ma va sottolineato che, a differenza del Carbonaio, l’effetto (comico)<br />

che nasce dall'opposizione tra i fatti reali e le manifestazioni verbali di Donna Lena e<br />

di Ottimo disse non è ambiguo. Infatti gli elementi offertici dai due testi sono del<br />

tutto autonomi nei confronti della situazione extra-testuale o del contesto non<br />

verbalizzato: per capire, e per ridere, non occorre possedere preliminarmente nessuna<br />

cognizione specifica; non bisogna presupporre la conoscenza né di questo o quel<br />

racconto (di cui i wellerismi sarebbero la condensazione emblematica), né della storia<br />

dei personaggi. Donna Lena è una qualsiasi donna, e dunque un personaggio che<br />

resta neutro (salvo il rapporto isofonico, che però sta tutto all'interno del testo). Un<br />

conte, poi, vale l'altro; ed anche nel caso che il personaggio cambiasse (e divenisse<br />

per esempio “mio nonno”), le sfumature perdute o introdotte resterebbero trascurabili<br />

rispetto all'unità e all'autonoma intelligibilità del testo.<br />

Bisogna aggiungere un'osservazione: il terzo elemento offertoci da Donna Lena e<br />

Ottimo disse - e cioè q⇒A - rende in qualche modo esplicita la simulazione dello<br />

svolgimento temporale: il che comporta una ulteriore differenza dal Carbonaio. Il<br />

locutore L è il "relatante” non solo di un fatto di <strong>parola</strong>, ma anche delle circostanze e<br />

azioni non verbali che l'hanno accompagnato.<br />

Si potrebbe allora dire che Donna Lena e Ottimo disse hanno uno statuto "narrativo”<br />

più completo ed evidente del Carbonaio, e cioè che sono più nettamente historiolae,<br />

micro-racconti? O invece deve ritenersi che le condizioni minime per l'esistenza di<br />

una narrazione siano già realizzate anche dal Carbonaio, pur in assenza della<br />

simulazione dello svolgimento temporale, ed a dispetto dell'ambiguità di senso che lo<br />

caratterizza? Personalmente propendo per la prima ipotesi; ma quel che si<br />

desidererebbe è appunto il contributo di una discussione.<br />

5. Aggiungo alcune considerazioni finali. I testi che i folkloristi chiamano<br />

abitualmente wellerismi sono una species o sotto-classe del genus, o classe, delle<br />

"citazioni". Per distinguere adeguatamente tra le citazioni-wellerismo e gli altri tipi di<br />

citazione non ci si può contentare delle osservazioni grossolane e parziali sulla natura<br />

del personaggio implicato, sul carattere "proverbiale” dei dicta che gli vengono<br />

attribuiti ecc. Occorre esaminare, esaustivamente e comparativamente, la rete di<br />

rapporti tra tutti gli elementi (locutori, destinatari, situazioni, enunciati riferiti ecc.)<br />

che concorrono a formare la citazione in genere e le citazioni-wellerismo in specie.<br />

Questo esame, una volta compiuto, comporterà un rimaneggiamento più o meno<br />

profondo della nozione stessa di wellerismo, escludendone certi testi abitualmente<br />

inclusi, includendone altri abitualmente esclusi, riconoscendo varietà all'interno della<br />

stessa specie, oppure raggruppamenti di specie dello stesso ordine ecc. Potrà darci,<br />

insomma, una classificazione adeguata.<br />

Come primo passo verso questa classificazione, si può qui ricapitolativamente<br />

osservare che tra i testi correntemente denominati wellerismi sono riconoscibili<br />

almeno i seguenti gruppi:

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