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Una parola tira l'altra - AM Cirese

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I PROVERBI DI PREFERENZA 164<br />

Per questa ragione appunto credo non soltanto possibile, ma addirittura necessario<br />

isolare provvisoriamente alcuni elementi che sembrano presentare un più accentuato<br />

grado di autonomia (relativa). Ciò vale soprattutto per l'enunciato tra virgolette<br />

‘inglesi’(« »), di cui viene esplicitato e verbalizzato il solo rapporto con il locutore L<br />

- e ciò per mezzo del segmento q: - , mentre invece le altre relazioni con la situazione<br />

ecc. vanno ricercate altrove. Da questo punto di vista si potrebbe accertare da un lato<br />

se tutti i testi correntemente chiamati wellerismi sopportino una simile operazione di<br />

isolamento del segmento « », pur conservando un senso che sia riconoscibile senza<br />

far ricorso agli elementi extra-testuali; e dall'altro se in tutti i testi il segmento q:<br />

presenti lo stesso grado di necessità, e cioè se lo scarto "narrativo” che esso sembra<br />

stabilire tra il locutore L e il citatum sia effettivamente intrinseco o invece<br />

sovrapposto. Le due direzioni di ricerca sono evidentemente convergenti tra loro e<br />

verso la questione del wellerismo (o almeno di certi tipi di wellerismo) in quanto<br />

micro-racconti. Tralasciando ogni altra considerazione teorica, porrò dunque i miei<br />

quesiti sulla base di cinque wellerismi (che traggo n parte dalla raccolta napoletana<br />

Dicette Polecenella di Giovanni Tucci.).<br />

2. I primi due testi, che intitolerò rispettivamente Costanza e Il carbonaio, sono i<br />

seguenti:<br />

I. Disse Costanza: L'acqua vuole la pendenza<br />

E l'amore la speranza<br />

II. Quant'è bella la pulizia, disse il carbonaio.<br />

Si scorge abbastanza agevolmente una notevole differenza per quel che riguarda il<br />

rapporto tra q: e d.<br />

Il dictum d di Costanza (L'acqua ecc. ) è un detto o proverbio che ha un notevole<br />

grado di formalizzazione, perfino a livello metrico: c'è non soltanto il parallelismo<br />

acqua / pendenza<br />

amore / speranza<br />

ma anche una relazione di isofonia (“rima”) tra le desinenze dei due versi (giacché<br />

di veri e propri versi si tratta), e cioè tra -enza e -anza. Si tratta, come è noto, di un<br />

grado di isofonia correntemente detto "consonanza atona", che fu già presente<br />

nella poesia delle origini ed ancor oggi viene largamente utilizzato sia nella poesia<br />

di vecchia tradizione orale sia nella moderna canzonettistica radiotelevisiva.<br />

Questa accentuata formalizzazione, che si aggiunge al "senso compiuto" e al carattere<br />

di “sentenza", già basta per assicurare al dictum di Costanza una netta autonomia nei<br />

confronti del segmento q: “Disse Costanza”. Ma c'è di più: è possibile separare d da<br />

q:, e cioè si può leggere isolatamente l'enunciato attribuito a Costanza (“L'acqua<br />

etc.”) senza che cambi il senso del detto in sé. Naturalmente c'è qualcosa che cambia:<br />

il rapporto con il locutore L, il carattere di citazione ecc. Ma resta il fatto che,<br />

all'interno dell'enunciato di L, tra q: e d non c'è alcun legame davvero necessario (e

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