Una parola tira l'altra - AM Cirese
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I PROVERBI DI PREFERENZA 165<br />
cioè tale che sia impossibile dissolverlo senza perdita totale del senso attualizzato dal<br />
testo in considerazione). Il solo legame incontestabile tra q: (“Disse Costanza”) e d<br />
(“L'acqua etc.”) è un legame isofonico: "Costanza" presenta una isofonia totale (o<br />
rima perfetta) con "speranza", ed ambedue sono perciò in relazione di isofonia<br />
consonantica (o consonanza atona) con "pendenza”. Inoltre le parole isofoniche sono<br />
tre e si dispongono in un ordine tipico e celebre (–anza, –enza, –anza): è l'ordine<br />
delle "rime" dello stornello i .<br />
Si potrebbe a questo punto osservare che esiste anche un aItro tipo di rapporto: quello<br />
tra il nome del personaggio, che è anche il nome di una virtù richiesta dall'amore: la<br />
costanza), e <strong>l'altra</strong> virtù che l'amore reclama, e cioè la speranza. Ma bisogna osservare<br />
innanzi tutto che la scelta dei nomi di persona che abbiano relazione di isofonia totale<br />
o consonantica con “prudenza” o "speranza” è quasi esclusivamente limitata ai nomi<br />
che designano anche delle virtù (Costanza, Prudenza); occorre inoltre aggiungere che<br />
in ogni caso il rapporto di similarità che in ipotesi avrebbe suggerito la scelta del<br />
nome "Costanza" tra i suoi equivalenti isofonici non ha generato un legame<br />
indissolubile di contiguità.<br />
Sembra dunque che, dal punto di vista della sua eventuale dimensione "narrativa”, il<br />
wellerismo Costanza ci offra soltanto una presenza esteriore e generica del segmento<br />
q: ; in effetti lo scarto di tipo "narrativo" tra L e d, operato da q: non arriva a stabilire<br />
un legame veramente "narrativo” tra q: e d.<br />
Di contro, Il carbonaio ci presenta una relazione del tutto diversa tra q: e d: non li si<br />
può separare, pena la perdita o la trasformazione profonda del senso di d. In effetti il<br />
rapporto sintagmatico o di contiguità è essenziale e strutturato. Anche una lettura<br />
superficiale basta a dirci che esso riposa sulla opposizione<br />
esaltare la pulizia vs essere sporco.<br />
Non si può cambiare nulla, senza cambiare tutto. Basti leggere qualche possibile<br />
esempio di omissione o di sostituzione:<br />
Quant'è bella la pulizia, [disse] il carbonaio<br />
Quant'è bella la pulizia, [disse il carbonaio]<br />
Quant'è bella la pulizia, disse la massaia.<br />
Se si sopprime : (e cioè disse) la costruzione non regge; se si sopprime q: (e cioè<br />
disse il carbonaio) il tutto si riduce ad una esclamazione qualsiasi (a meno che non<br />
sia pronunciata come una citazione abbreviata o ellittica del wellerismo completo); se<br />
infine si modifica q, uscendo dal novero dei personaggi che sono "sporchi", si perde<br />
il carattere oppositivo, e cioè si ha:<br />
affermare la pulizia vs essere pulito<br />
che genera un effetto totalmente diverso. Si può allora parlare di una historiola, di<br />
una storia mono-episodica, di un micro-racconto? Per cercar di rispondere bisogna<br />
aggiungere due osservazioni.<br />
La prima è che del Carbonaio possono farsi almeno due diverse letture: si può ridere<br />
del fatto che un uomo sporco voglia esaltare la pulizia, oppure ci si può commuovere<br />
per un uomo sporco che desidera la pulizia senza poterla avere. Da questo punto di<br />
vista Il carbonaio resta ambiguo: "regge" come historiola tanto nel primo quanto nel<br />
secondo caso, ma solo la soggettività di chi riceve e decodifica può decidere tra le<br />
due letture. Per sciogliere l'ambiguità bisogna far ricorso o alla situazione socio-