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Una parola tira l'altra - AM Cirese

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accolta di proverbi toscana di Giuseppe Giusti si legge il seguente testo Il beccaio<br />

non ama il pescatore possiamo certo dirlo breve, e probabilmente fu o è divulgato (e<br />

magari è anche antico); inoltre contiene anche una verità di buon senso; ma lo diremo<br />

davvero arguto? Cos’è che lo distingue da una qualsiasi altra espressione del parlare<br />

quotidiano? La sua sentenziosità o la sua arguzia?<br />

La conclusione del tutto è che, a dispetto delle definizioni, le raccolte di<br />

proverbi contengono testi che di volta in volta possiedono una o altra delle qualità<br />

che si affermano necessarie perché si possa parlare di proverbi: ora la sentenziosità,<br />

ora il mordente, ora la divulgazione, ora l’antichità. Per cui in effetti la definizione si<br />

trasforma da una intersezione in una riunione: in luogo dalla simultanea presenza<br />

delle quattro condizioni richieste da ERE, e cioè in luogo di<br />

(B ∩ S) ∩ A ∩ C<br />

si ha la presenza di questa o quella qualità, o di questo o quel gruppo di qualità, e cioè<br />

(B ∩ S) ∪ A ∪ C<br />

oppure<br />

(B ∪ S) ∩ A ∪ C<br />

oppure<br />

(B ∩ S) ∩ A ∪ C<br />

e via dicendo.<br />

1.4. Le difficoltà della classificazione<br />

Così stando le cose non fa meraviglia che si siano incontrate tante difficoltà per<br />

ordinare e classificare i proverbi nelle raccolte. Si deve disporli in ordine alfabetico?<br />

Ed eventualmente in base a quale <strong>parola</strong>: quella iniziale o quella ‘chiave’ (ossia più<br />

importante o ritenuta tale)? Ma con quale criterio si deciderà qual è la <strong>parola</strong> chiave?<br />

in "Fratelli, flagelli" oppure in "Parenti, serpenti" sembra ovvio che le parole chiave<br />

siano fratelli e parenti; ma nel caso di “A caval donato non .si guarda in bocca” ?<br />

Sceglieremo allora un ordinamento per argomenti? Ma come li si determina? Qual è<br />

l'argomento di "Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino" ? o di "Chi non<br />

risica non rosica" ? Si finisce con l'usare quel che si chiama il criterio misto, che<br />

diviene poi l'assenza di ogni criterio, perché si basa sulle scelte soggettiva operate<br />

caso per caso.<br />

Viceversa una classificazione esige criteri precisi e costanti, ed è quindi vano<br />

cercarla in settori o in elementi per i quali non possediamo (o non possediamo<br />

ancora) tali criteri; tale è appunto il caso dei contenuti o degli argomenti. E poiché è<br />

evidente che una classificazione in base alla ‘fortuna’ esterna dei testi ci darebbe una<br />

cronologia del testi ma non un loro ordinamento logico, resta che ci si rivolga a<br />

quella che abbiamo chiamato la 'forma'. Non per ricercare se ci sia o non ci sia<br />

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