Una parola tira l'altra - AM Cirese
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I PROVERBI DI PREFERENZA 112<br />
Possiamo infatti chiederci, rispetto al proverbio [3]: che senso ha, meno in superficie,<br />
l'opposizione tra il SAPERE e la LAUREA? Senza grande sforzo possiamo avvederci<br />
che in definitiva l'opposizione coinvolta è quella tra sostanza e apparenza: il<br />
proverbio [3] infatti dichiara che è meglio un dotto senza laurea che un laureato<br />
senza dottrina, e cioè che è meglio essere realmente dotti, anche in assenza di un<br />
titolo ufficiale, piuttosto che essere apparentemente dotti, come in effetti avviene<br />
quando si abbia un titolo ufficiale cui non si accompagna un reale sapere.<br />
Ma se l'opposizione si sposta da sapere/laurea a sostanza/apparenza si precisa<br />
l'accennata diversità di [3] rispetto a [6]. Non è infatti possibile stabilire che sempre e<br />
in tutti i casi la sostanza sia preferibile all'apparenza, ossia che sempre è meglio<br />
essere che sembrare: basti pensare al fatto che è indubbiamente meglio sembrare<br />
malati che esserlo davvero. Ed in effetti il proverbio [3] non dichiara che in assoluto<br />
è meglio essere che sembrare; dichiara invece che lo è in materia di sapere, e cioè<br />
quando si tratti di un valore universalmente riconosciuto come in sé positivo, e cioè<br />
come un bene. Ed in effetti, se vogliamo riformulare il proverbio [3] in termini di<br />
sostanza e di apparenza, dobbiamo dire: in materia di sapere, meglio essere che<br />
sembrare; e la differenza di [3] rispetto a [6 sta appunto nella presenza della<br />
restrizione espressa dalle parole « in materia di sapere ».<br />
Ma su tale questione si tornerà meglio più oltre. Qui conviene invece notare che la<br />
formulazione In materia di sapere, meglio essere che parere rende più<br />
immediatamente evidente l'ideologia che soggiace al proverbio Meglio dotto che<br />
dottore; ed è a questo livello (e non a quello dei grezzi contenuti) che vanno<br />
individuati quei valori ' progressivi ' o ' reazionari ' che talvolta si cerca di individuare<br />
nei proverbi. Risulta infatti chiaro che mentre la superficie del proverbio [3] appare<br />
del tutto neutra rispetto ai grandi impegni della vita e dell'azione, al livello<br />
dell'ideologia effettivamente veicolata c'è un impegno preciso volto in una direzione<br />
che non può non considerarsi valida e positiva, anche se mantenuta al livello del solo<br />
' buon senso '.<br />
***<br />
Consideriamo ora il proverbio [5]: Meglio l'uovo oggi che la gallina domani.<br />
Come già nel proverbio [6], anche in [5] i termini esplicitamente presenti sono<br />
quattro: uovo, oggi, gallina, domani; ed anche in questo caso è evidente il legame tra<br />
uovo e gallina da un lato, e tra oggi e domani dall'altro. Tuttavia, a differenza di<br />
quanto accadeva per il proverbio [6], nel caso [5] non è possibile costruire delle<br />
coppie oppositive in base alla semplice affermazione e negazione dei termini<br />
espliciti: che senso avrebbe infatti dire, poniamo, che uovo equivale a non-gallina (o<br />
viceversa), oppure che domani equivale a non-oggi (o viceversa)? Inoltre nel caso [6]<br />
era immediatamente evidente la contrapposizione tra i valori positivi (sapere e vita) e<br />
le loro negazioni che rapresentano dei mali (ignoranza e morte); nel caso [5] invece<br />
tanto l'uovo quanto la gallina sono dei valori positivi (o beni), mentre niente permette<br />
di dire se oggi sia meglio di domani o viceversa.