Una parola tira l'altra - AM Cirese
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PrTDE = Somma delle definizioni T e DE<br />
Figura 3<br />
Anche se possono apparire complicati, i modi di rappresentare le definizioni<br />
che qui abbiamo adottato consentono il facile confronto con ogni altra definizione del<br />
proverbio. Ed è appunto ciò che ci disponiamo a fare, prendendo in esame definizioni<br />
diverse da quelle sin qui utilizzate.<br />
1.2. Esame di alcune altre definizioni<br />
Sinesio (Encomium Calvitii, ed. Turneh, p. 59) attribuisce ad Aristotele<br />
l'affermazione che i proverbi sono "testi che, in forza della loro brevità e saggezza,<br />
sono sopravvissuti al naufragio e alla rovina dell'antica filosofia". Se esaminiamo<br />
questa definizione con i criteri usati già per le precedenti, vi riconosciamo (oltre alla<br />
sottintesa appartenenza al campo dei fatti linguistici) le qualità di brevità, saggezza<br />
(che possiamo considerare equivalente al carattere ammaestrativo) ed antichità.<br />
Possiamo dunque schematizzare la definizione aristotelica (PrA) come segue:<br />
PrA L ∩ B ∩ A ∩ T<br />
= 1 2 3 4<br />
Sono cioè presenti tutte e quattro le categorie di qualità che già conosciamo:<br />
implicita appartenenza al campo dei fatti linguistici, 1; caratteri formali, 2; caratteri<br />
contenutistici, 3; fortuna o vicenda nel tempo, 4. Ma, come è evidente, i caratteri<br />
formali sono ridotti ad uno solo, e cioè alla brevità, manca sia l'arguzia (o incisività o<br />
stringatezza) che non è immediatamente implicata dalla brevità, sia l'uso della<br />
metafora.<br />
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