Una parola tira l'altra - AM Cirese
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WELLERISMI E MICRO-RÉCITS 81<br />
In TOM e DEI, accanto all'indicazione della brevità ecc., troviamo quella della larga<br />
divulgazione, e in DEI anche quella della antica tradizione. Persino nel caso di una<br />
formulazione ridotta a due sole qualificazioni, quella di Taylor, l'una è interna<br />
(saying) e <strong>l'altra</strong> esterna (current among the folk), per cui si ha:<br />
fG (TAY) = fJE (TAY) = {J1, El}<br />
Sembra dunque possibile assumere, fino a prova contraria, che il supporto delle<br />
definizioni dei proverbi non scenda mai al di sotto di una coppia di qualità, una delle<br />
quali esterna e <strong>l'altra</strong> interna. Più in generale può dirsi che, qualunque sia il numero<br />
delle determinazioni che esse contengono, le definizioni dei proverbi hanno come<br />
loro supporto almeno una qualificazione interna e almeno una qualificazione esterna.<br />
Il che può esprimersi anche dicendo che fG include sempre la riunione di fJ ed fE,<br />
con la condizione aggiuntiva che fJ ed fE non sono mai vuote, e cioè contengono<br />
sempre almeno un elemento: in simboli<br />
fJ U fE CfG<br />
8.<br />
Possiamo ora chiederci quale sia il tipo di legame che le definizioni stabiliscono tra le<br />
qualità che ne costituiscono il supporto.<br />
Cominciamo dal caso più semplice, e cioè dalla formulazione Taylor: non è difficile<br />
avvedersi che essa richiede che, per essere un proverbio, un qualsiasi testo possieda<br />
ambedue le qualità che essa indica, e cioè tanto la brevità (JI) quanto la popolarità<br />
(El). Chiamando P l'insieme dei proverbi e indicando a margine che la regola è<br />
espressa dalla definizione Taylor, possiamo scrivere:<br />
Df TAY: ~ x (Px ~ Jlx A Elx)