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Una parola tira l'altra - AM Cirese

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2. Prime approssimazioni<br />

2.1. Proverbialità potenziale e proverbialità attuale<br />

Nella raccolta di proverbi toscani di Giuseppe Giusti troviamo il seguente<br />

testo, cui già ci siamo riferiti:<br />

Il beccaio non ama il pescatore,<br />

ossia, parafrasando un poco:<br />

chi vende carni non ama chi vende pesci.<br />

Ci si chiede: se udissimo questa espressione, senza sapere che essa è registrata<br />

in una raccolta di proverbi, penseremmo che essa è un proverbio, o invece la<br />

considereremmo come una frase qualsiasi, appartenente al discorso corrente e<br />

normale? È molto probabile che la nostra impressione sarebbe appunto la seconda:<br />

non penseremmo ad un proverbio, o vi penseremmo soltanto se la frase venisse<br />

pronunciate in una situazione particolare: per esempio nel corso di un discorso in cui<br />

ci si riferisce ad attività concorrenziali qualsiasi, che possono anche non avere nulla<br />

che vedere con quella del macellaio (che vende carne) o quella del pescatore (che<br />

vende pesce); pronunciare allora l’espressione “Il beccaio” ecc. assume un valore per<br />

così dire di sentenza; il significato effettivo della frase diviene: “è ovvio che non ci<br />

può essere amore tra due persone (o tra due attività) in concorrenza, quali che stano<br />

queste persone o queste attività”. In altre parole l'espressione, che in sé è specifica in<br />

quanto si riferisce a due specifiche attività, assume un valore generale e traslato:<br />

diviene simbolo di tutte le situazioni concorrenziali e delle loro normali conseguenze.<br />

Tutto ciò equivale a dire che il valore proverbiale di Il beccaio dipende in gran<br />

parte dalla collocazione effettiva e concreta di quel testo in una situazione extratestuale<br />

(nella situazione socio-culturale in cui viene o può venire pronunciata).<br />

Ben diversa è l'effetto di espressioni come<br />

Chi rompe paga<br />

Chi tace acconsente<br />

Chi sa, fa, e chi non sa insegna<br />

ecc. Queste espressioni vengono percepite immediatamente come<br />

"detti", "ammaestramenti", "sentenze", "proverbi" e simili, anche se si<br />

ignora che sono catalogati come proverbi nelle raccolte, ed anche se si<br />

prescinde da tutte le occasioni e situazioni concrete in cui sono state<br />

pronunciate.<br />

Da che cosa dipende questa differenza tra "Il beccaio" da un lato e "Chi rompe<br />

paga" o simili dall'altro? Evidentemente da certe proprietà o qualità dei rispettivi<br />

testi, e la nostra ricerca è appunto quella di identificare almeno qualcuna di tali<br />

proprietà o qualità.<br />

Possiamo intanto riconoscere subito una evidente differenza tra "Il beccaio" e<br />

"Chi rompe". Diciamo che Il beccaio ha un riferimento specifico (due specifiche<br />

categorie o attività: beccaio e pescatore), mentre "Chi rompe" ha già in sé un carattere<br />

generale (chiunque rompa, chiunque taccia, ecc.).<br />

In altre parole, Il beccaio può essere assunto come significativo di una<br />

situazione generale o addirittura universale (tutti quelli che sono in concorrenza non<br />

si amano, chiunque sia in concorrenza non ama il suo rivale, ecc.) e questa<br />

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