Una parola tira l'altra - AM Cirese
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WELLERISMI E MICRO-RÉCITS 84<br />
Al tutto si può aggiungere che queste rappresentazioni della forma generale delle<br />
definizioni ricomprendono anche il caso dell'indicazione di qualità «eventuali» di cui<br />
si è fatto cenno.<br />
9.<br />
Prima di lasciare il terreno delle definizioni esplicite sembra opportuno accennare ad<br />
una ulteriore distinzione che potrebbe riconoscersi all'interno della famiglia delle<br />
qualità interne fJ.<br />
Consideriamo di nuovo il caso di fJ(ERE): i suoi elementi sono la brevità, l'arguzia e<br />
il buon senso. Non pare dubbio che la qualità del buon senso riguardi ciò che di solito<br />
si chiama il contenuto, e che la brevità invece riguardi ciò che di solito si chiama la<br />
forma. Vero è che la distinzione corrente tra contenuto e forma risulta per molti<br />
rispetti inadeguata, o addirittura non pertinente: potrebbe mostrarcelo, tra l'altro,<br />
proprio la difficoltà che si incontra a voler collocare l'arguzia sotto l'uno o l'altro<br />
termine dell'opposizione. Resta però il fatto che, sia pure a livelli notevolmente<br />
superficiali, alcune delle qualificazioni elencate nelle definizioni si collocano<br />
chiaramente su piani diversi; e resta anche il fatto che molto spesso le definizioni<br />
stesse distinguono esplicitamente le qualità formali da quelle di contenuto (si veda ad<br />
esempio la formulazione DEI, cui se ne potrebbero aggiungere varie altre).<br />
Può essere opportuno perciò predisporre una distinzione tra gli elementi della<br />
famiglia delle qualità interne fJ, analoga a quella già introdotta per fG. Si potrebbe<br />
allora convenire di chiamare fH la famiglia delle qualità interne relative alla f orma,<br />
ed fK la famiglia delle qualità interne relative al contenuto, e se ne potrebbero<br />
indicare gli elementi con Hl, ..., Hn e, rispettivamente, con Kí,..., Kn.