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Rapporto finale - Metodologie di Monitoraggio dell ... - Momar

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Per quanto riguarda i biomarker basati sulla valutazione <strong>di</strong> effetti genotossici, i<br />

mitili <strong>di</strong> controllo (<strong>dell</strong>’Isola Palmaria) hanno presentato un livello <strong>di</strong> integrità<br />

del DNA ed alterazioni cromosomiche, non rappresentativi <strong>di</strong> un’area <strong>di</strong><br />

controllo, suggerendo la presenza <strong>di</strong> sostanze ad azione genotossica in<br />

quest’area marina sede <strong>di</strong> un’importante attività <strong>di</strong> acquacoltura. I livelli basali<br />

elevati hanno compromesso pesantemente l’efficacia del test <strong>dell</strong>a Cometa nel<br />

<strong>di</strong>scriminare tra le varie stazioni indagate. Nel caso del test del Micronucleo, i<br />

livelli basali <strong>di</strong> danno cromosomico nei mitili <strong>di</strong> controllo, seppur alquanto<br />

elevati, non hanno impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> evidenziare un aumento significativo <strong>dell</strong>a<br />

frequenza <strong>di</strong> cellule micronucleate negli organismi esposti nella stazione<br />

contaminata da rame (Porto Me<strong>di</strong>ceo). Questa evidenza è in linea con i risultati<br />

del saggio del Rosso Neutro e del bioaccumulo. Si può ipotizzare che il<br />

meccanismo alla base del danno cellulare e genotossico sia <strong>di</strong> tipo ossidativo;<br />

infatti, il rame è noto indurre un incremento nella produzione intracellulare <strong>di</strong><br />

ra<strong>di</strong>cali liberi. Di più <strong>di</strong>fficile interpretazione è l’assenza <strong>di</strong> risposta genotossica<br />

nelle due stazioni più compromesse (Canale Scolmatore e Darsena Petroli),<br />

peraltro accompagnata da un limitato accumulo <strong>di</strong> metalli nei tessuti. Questo<br />

risultato potrebbe essere spiegato con un effetto <strong>di</strong> inibizione del ciclo cellulare;<br />

infatti, affinchè si formi un micronucleo è necessario che venga completata la<br />

<strong>di</strong>visione cellulare. Tale aspetto meriterebbe ulteriori verifiche ed<br />

approfon<strong>di</strong>menti; infatti, sebbene il test del Micronucleo sia considerato un<br />

biomarker affidabile, le possibili interferenze con il ciclo cellulare suggeriscono<br />

cautela nell’interpretazione dei risultati, particolarmente nelle stazioni più<br />

pesantemente contaminate e sottoposte a stress <strong>di</strong> varia natura, come le<br />

variazioni <strong>di</strong> salinità che certamente caratterizzano il Canale Scolmatore.<br />

Per quanto riguarda i saggi in situ con Paracentrotus lividus si può affermare che<br />

a fronte <strong>dell</strong>’innegabile aspetto positivo legato all’integrazione temporale <strong>dell</strong>a<br />

risposta e all’approccio più realistico rispetto ai saggi in laboratorio, appare<br />

evidente la necessità <strong>di</strong> perfezionare la sonda biologica in maniera tale da<br />

ridurre gli effetti <strong>dell</strong>e con<strong>di</strong>zioni meteo-marine durante il periodo<br />

d’esposizione, poiché con<strong>di</strong>zioni eccessivamente perturbate nell’area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

e in particolare gli effetti legati all’idro<strong>di</strong>namismo sembra interferiscano con i<br />

risultati.<br />

Si può quin<strong>di</strong> concludere che i risultati <strong>dell</strong>e meto<strong>di</strong>che applicate in questo<br />

stu<strong>di</strong>o per il monitoraggio <strong>dell</strong>a colonna d’acqua in<strong>di</strong>cano che allo stato attuale<br />

<strong>dell</strong>’arte, per quanto riguarda il monitoraggio dei metalli pesanti, l’uso dei<br />

DGT è risultato più affidabile <strong>dell</strong>’impiego dei mitili, poiché gli organismi<br />

risentono notevolmente <strong>dell</strong>e variazioni dei parametri fondamentali <strong>dell</strong>a<br />

colonna d’acqua (temperatura, salinità) e presentano una risposta che <strong>di</strong>pende<br />

eccessivamente dall’adattamento all’ambiente <strong>di</strong> provenienza da cui sono stati<br />

prelevati prima del trapianto e dalla concentrazione iniziale dei metalli. Il<br />

saggio del Rosso Neutro sembra sia quello che fornisce risposte più facilmente<br />

interpretabili anche nelle stazioni più contaminate e <strong>di</strong>mostra quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> essere<br />

applicabile in un ampio spettro <strong>di</strong> situazioni ambientali. Il saggio<br />

ecotossicologico con Paracentrotus lividus è risultato in grado <strong>di</strong> integrare le<br />

risposte <strong>dell</strong>e altre metodologie, però l’impiego del saggio in situ non può<br />

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