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Il Giardino si riproduce - Studio Staff RU

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171<br />

Capitolo 4 1991-2000<br />

<strong>Il</strong> mio primo incarico fu “rimettere a posto la biblioteca”: riclas<strong>si</strong>ficare i libri e creare un<br />

database. Le segretarie mi prendevano garbatamente in giro con un sorriso ironico e<br />

compas<strong>si</strong>onevole, ma quando mi fu assegnato un angolo in fondo alla segreteria dovetti<br />

sembrar loro almeno abbastanza ingenua da poter essere aiutata.<br />

Io ero contenta. Clas<strong>si</strong>ficare i libri era un buon modo per cominciare a conoscere quel che<br />

c’era da conoscere.<br />

Un giorno però lasciai improvvidamente alcuni libri fuori posto e Silvano se ne accorse.<br />

Sentii la sua voce temperamentosa uscire dalla porta chiusa della sala riunioni/biblioteca e<br />

Sara che cercava di giustificare l’incauto gesto parlando di me. Capii che dovevo farne di<br />

strada e la mia carriera di bibliotecaria finì lì. Caso o no, fu così che cominciai a lavorare in<br />

Selezione.<br />

Da stagista per di più; stagista in tempi in cui stagiste ben più famose tenevano banco sulle<br />

prime pagine dei giornali, associate al nome dell’allora pre<strong>si</strong>dente americano Bill: Marco<br />

scherzava sull’analogia, mi chiamava “la stagista” e rideva divertito.<br />

In quegli anni <strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong> crebbe velocemente, c’era molto lavoro e in pochi me<strong>si</strong> il<br />

numero dei consulenti impegnati nella selezione raddoppiò e triplicò, tutti aumentarono in<br />

responsabilità ed importanza e Marco e Sara <strong>si</strong> spostarono al piano inferiore.<br />

Dopo un breve periodo in Selezione, cominciai a lavorare su progetti di Sviluppo.<br />

Nell’area Sviluppo di <strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong> ho imparato tutto quello che so e tutto quello che ho<br />

imparato dopo <strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong>.<br />

Era per me il posto delle opportunità. Avevo modo di sperimentare pressoché tutto quello<br />

che mi veniva in mente: gli strumenti, le metodologie, le relazioni con i clienti, la<br />

costruzione dei progetti, i gruppi di lavoro.<br />

<strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong> lasciava spazio, monitorava con occhio vigile che ogni cosa avesse un senso,<br />

ma dava credito e questo produceva valore<br />

Un giorno mi capitò di leggere un profilo scritto da Silvano. Non era come me lo<br />

immaginavo: non rispettava nessuna delle regole che avevo studiato, non parlava di<br />

evidenze comportamentali, di frequenza del comportamento et cetera et cetera et cetera.<br />

Era un ritratto. Era il volto di una persona tratteggiata dai chiaroscuri della descrizione<br />

linguistica, attraversata da un po’ di rosso e da un po’ di giallo laddove le parole<br />

diventavano cariche e le fra<strong>si</strong> brevi e pungenti. Leggevo il profilo e spuntava fuori il naso<br />

del valutato, come se la carta <strong>si</strong> accartocciasse al centro. Lo leggevo ancora e il foglio<br />

ondeggiava e diventava gli occhi di quello. Leggevo ancora qualche periodo ed ecco che<br />

sentivo la voce.<br />

Allora pensai che un giorno avrei voluto scrivere così. Ci provo ancora, ogni volta che<br />

scrivo.<br />

E porto con me di <strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong>, il gusto a metà fra l’artista e l’artigiano di cogliere l’Unico<br />

che c’è in ogni azienda, in ogni cliente, in ogni persona valutata. Anche se è faticoso, se<br />

non è efficiente, se non è sempre redditivo. Fotografare, descrivere, comprendere entro un<br />

<strong>si</strong>stema di <strong>si</strong>gnificati, ritagliare il lavoro facendo la sagoma e poi il vestito. Perché questo è<br />

il lavoro.<br />

Intanto <strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong> cresceva. Sorrido al ricordo di tutta quella energia. Lavoravamo<br />

sempre, facevamo interventi, analizzavamo i ca<strong>si</strong>, studiavamo, avevamo mille idee,<br />

pensavamo di poter dire la nostra in modo nuovo e ridevamo molto.

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