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Il Giardino si riproduce - Studio Staff RU

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223<br />

Capitolo 5 2001 - e Oltre<br />

Testimonianza di Annalisa Salvatore<br />

Formatrice Consulente Indipendente Risorse Umane<br />

L’AVVERBIO “GIÀ”<br />

LA MIA ESPERIENZA CON STUDIO STAFF TRA PASSATO E FUTURO<br />

Quando, per la prima volta, dieci anni fa, “pre<strong>si</strong> servizio” a <strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong> come<br />

consulente nella gestione delle risorse umane, aleggiava in me qualcosa di familiare, un non<br />

so che di deja vu, come se <strong>si</strong> trattasse di un’esperienza già vissuta, già in qualche modo<br />

conosciuta. Una frase mi ritorna alla mente nel pensare a quel preciso momento. Fu<br />

Carmela - la “colonna amministrativa” di <strong>Studio</strong> - a pronunciarla:” Ma tu, hai già lavorato<br />

con noi …”.<br />

“Già”, recita il dizionario, indica un’azione o un fatto ormai compiuto in un<br />

passato più o meno pros<strong>si</strong>mo. Dunque una dimen<strong>si</strong>one che attiene al “prima” e questo “già”<br />

mi piace pensarlo in termini non solo cronologici, quindi un’anteriorità nel tempo, ma<br />

anche in termini strutturali. Quel prima, insomma, <strong>si</strong> configura nella mia mente come una<br />

radice, un riferimento, un’ancora. È come se <strong>Studio</strong> fosse qui, ora, nel presente, ma è come<br />

se ci fosse sempre stato.<br />

Pensando a questa dimen<strong>si</strong>one del tempo passato, che pure <strong>si</strong> rinnova nel presente,<br />

le associazioni fluttuano libere, approdano ad un terreno scivoloso ed al contempo magico,<br />

approdano al rito. In effetti, a ben riflettere, c’è una ritualità che amo particolarmente e che<br />

caratterizza in modo peculiare il mio rapporto con <strong>Studio</strong>: ogni qual volta abbia inizio un<br />

nuovo progetto di formazione, un nuovo viaggio di lavoro in aula, la prima telefonata<br />

rituale, a chiusura della giornata, è per <strong>Studio</strong>. In particolare per Del Lungo, per Sara, per<br />

Manuela, per raccontare loro com’è andata, ma non come generalmente può accadere per<br />

un formatore free-lance che relaziona meccanicamente il suo lavoro al committente. No, è<br />

qualcosa di più, è qualcosa di diverso. Si tratta del piacere di raccontare, del bisogno di<br />

narrare la storia della giornata, della propria esperienza profes<strong>si</strong>onale ed umana ad un<br />

ascoltatore attento e alleato. A volte può accadere che la narrazione <strong>si</strong> faccia tesa, che il<br />

confronto non <strong>si</strong>a placido, e che lo scambio <strong>si</strong> incagli, ma l’orecchio rimane comunque<br />

pronto ad accogliere, a elaborare un codice “famigliare” dove le movenze sono, appunto,<br />

quelle di una maternità attenta, premurosa e trasparente.<br />

Eppure, l’avverbio “già” non <strong>si</strong> esaurisce nel suo legame con il passato, assume<br />

un’altra risonanza, presenta un’ulteriore sfumatura. Recita ancora il dizionario: “Già è<br />

riferito anche a un avvenimento che <strong>si</strong> prevede nel futuro … ad esempio tra qualche anno<br />

sarà già un uomo”. Ecco, <strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong> per me è anche “un senso del futuro”, dove creatività<br />

e innovazione <strong>si</strong> congiungono, dove la richiesta di impegno, di energie è mas<strong>si</strong>ma e<br />

comporta fatica, a volte sfibrante stanchezza. Ma il filo rimane teso tra rischio e vitalizzante<br />

improvvisazione.<br />

ll codice famigliare, in questa prospettiva, assume anche le movenze di una<br />

paternità sfidante e coraggiosa.<br />

Annalisa Salvatore

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