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Il Giardino si riproduce - Studio Staff RU

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Capitolo 2 1971-1980<br />

Testimonianza di Amedea Pennacchi<br />

Responsabile Sviluppo Gruppo FS Holding - Roma<br />

Quello a <strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong> è stato il mio primo impiego. E il primo impiego, come il<br />

primo amore, non <strong>si</strong> scorda mai. Era il 1978. Erano gli “anni di piombo”. Erano anni di<br />

scontri violenti tra i co<strong>si</strong>ddetti opposti estremismi. Erano anni di miti rivoluzionari e<br />

fanatismi ideologici acce<strong>si</strong>.<br />

Allora, neolaureata a Napoli (con una te<strong>si</strong> sull’ industrializzazione del<br />

Mezzogiorno e sul caso Alfa Sud di Pomigliano d’Arco), non avevo le idee molto chiare sul<br />

mio futuro.<br />

<strong>Il</strong> lavoro a <strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong> <strong>si</strong> presentava per me non soltanto come la pos<strong>si</strong>bilità di avere uno<br />

stipendio, ma di sperimentare sul campo – come <strong>si</strong> dice – gli studi di economia fatti<br />

all’univer<strong>si</strong>tà e, inoltre, di verificare un po’ il senso del mio impegno politico giovanile.<br />

Ricordo bene anche il mio primo giorno di lavoro: a Sampierdarena, in una<br />

officina di carpenteria dell’Ansaldo. In<strong>si</strong>eme ad altre società di consulenza, <strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong><br />

doveva predisporre un progetto di riorganizzazione strutturale del processo produttivo.<br />

Un’esperienza faticosa ma esaltante, fatta di vivaci discus<strong>si</strong>oni con i manager<br />

dell’azienda, di ricerche sul campo, di interviste dettagliatis<strong>si</strong>me a quadri e operai. Si<br />

trattava di costruire un modello di “squadra integrata”, come proponevano le più moderne<br />

teorie sull’organizzazione del lavoro allora in voga. Un modello, cioè in cui integrare<br />

profes<strong>si</strong>onalità anche molto diverse tra loro sulla base della condivi<strong>si</strong>one di determinati<br />

obiettivi produttivi. Più responsabilità, più consenso per più efficienza, era l’idea. Idea che<br />

seduceva <strong>si</strong>ndacalisti e dirigenti dell’Ansaldo, e non solo noi consulenti. Purtroppo, in<br />

pochi avevano capito che carpentieri e saldatori, ovvero i due gruppi profes<strong>si</strong>onali che<br />

dovevano cambiare modo di lavorare, tutto volevano fuorché integrar<strong>si</strong> in una squadra.<br />

Perché erano due gruppi culturalmente e socialmente troppo lontani tra loro. <strong>Il</strong><br />

primo (i carpentieri), espres<strong>si</strong>one dell’operaio genovese tradizionale attaccatis<strong>si</strong>mo al<br />

proprio vecchio mestiere. <strong>Il</strong> secondo (i saldatori), espres<strong>si</strong>one del migrante meridionale<br />

attento innanzitutto al problema del suo livello salariale.<br />

Come <strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong> tentammo di andare alla radice di queste difficoltà, utilizzando<br />

diver<strong>si</strong> strumenti di indagine a nostra dispo<strong>si</strong>zione. E verificammo che il modello delle<br />

squadre integrate, in quella specifica realtà di fabbrica, non avrebbe mai funzionato. Per<br />

una ragione molto semplice. Perché quel modello prendeva scarsamente in con<strong>si</strong>derazione i<br />

lavoratori in carne ossa, con i loro bisogni materiali, con le loro e<strong>si</strong>genze familiari, con il<br />

loro orgoglio profes<strong>si</strong>onale.<br />

Ecco cosa ho imparato lavorando a <strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong> che l’organizzazione del lavoro è<br />

fatta di persone e da persone, e non soltanto da numeri, indici, macchine, linee di<br />

montaggio.<br />

Ho lavorato a <strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong> undici anni. Ho accumulato esperienze profes<strong>si</strong>onali in<br />

numero<strong>si</strong> settori delle risorse umane. Mi sono occupata di organizzazione, selezione,<br />

sviluppo e formazione, indagini retributive e ricerche sulla qualità del lavoro e sulla<br />

localizzazione di stabilimenti industriali. Sono entrata in contatto con le più grandi aziende<br />

pubbliche italiane. Tutto ciò grazie anche a chi mi ha fatto da guida in quel decennio. Dario<br />

Salerni, con il suo rigore quanto a metodo di lavoro, a stile del linguaggio, a cura per i<br />

minimi particolari. Giuseppe Carelli, valente p<strong>si</strong>cologo del lavoro, che mi ha incitato<br />

all’arte dell’ascolto e dell’attenzione ai risvolti sociali dei cambiamenti dell’organizzazione<br />

del lavoro. Infine, ma non certo da ultimo, Silvano Del Lungo, di cui ho sempre ammirato<br />

la vasta cultura e la capacità di trovare una risposta per ogni problema. Un consulente di

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