Il Giardino si riproduce - Studio Staff RU
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Capitolo 5 2001 - e Oltre<br />
Non conoscevo quel <strong>si</strong>gnore ma <strong>si</strong>curamente una presentazione che inizia con un<br />
complimento era sempre ben accetta, poi in quel momento era un toccasana.<br />
Ci ritrovammo a parlare per circa mezzora delle nostre società e di come<br />
intendevamo il nostro rispettivo mestiere.<br />
Mi lasciò con una carta da vi<strong>si</strong>ta in cui era impresso il logo “<strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong>” e con la<br />
promessa di risentirci.<br />
E difatti non passò neanche una settimana che mi richiamò e m’invitò alla prima<br />
occa<strong>si</strong>one che mi fos<strong>si</strong> trovato a Roma ad andarlo a trovare per una chiacchierata.<br />
Durante la settimana avevo spesso ripensato a quell’incontro e a quel <strong>si</strong>gnore un<br />
po’ fuori dagli schemi, e così feci in modo di fare accadere l’occa<strong>si</strong>one e andai a trovarlo in<br />
via di Sant’Erasmo.<br />
Mi fece sentire un ospite importante, mi presentò ai Soci e ai collaboratori sempre<br />
aggiungendo qualche gradito apprezzamento. Poi mi invitò a casa sua al mare. Non ricordo<br />
come era fatta la sua casa, ma ancora oggi ho una nitida fotografia della sua mansarda:<br />
un’enorme oa<strong>si</strong> di libri disseminati per oltre duecento metri quadrati di cui Silvano riusciva<br />
sempre a ricordarne l’esatta collocazione.<br />
Alla fine di altri incontri ci ritrovammo a formalizzare una sorta di joint-venture<br />
tra la sua Società e la mia azienda iniziando un prolifico periodo di collaborazione tra<br />
piccoli e grandi progetti, infarcito da dissertazioni filosofiche e p<strong>si</strong>cologiche.<br />
E poi venne anche il tempo di Peppe Carelli e di Sara, e degli altri colleghi di<br />
MTA. Un ambiente frizzante e stimolante dove era forte la voglia di metter<strong>si</strong> in discus<strong>si</strong>one<br />
importando e diffondendo un nuovo verbo consulenzial-metodologico d’Oltremanica. Ho<br />
imparato molto da ciascuno di loro, anche facendo qualche sconto sul metodo.<br />
Non ho mai approfondito con Silvano quale fosse stata la vera gene<strong>si</strong> della<br />
partnership con MTA Londra, ma nutro forti sospetti che <strong>si</strong>a stata una invenzione di Carelli,<br />
così “inglisc” in tutto, dalla macchina – una mini “of course” – all’abbigliamento, alle<br />
posture, un “london fashion” tradito solo da qualche gene di avo arabo data la sua<br />
particolare predilezione a governare un personale “harem” di bellis<strong>si</strong>me profes<strong>si</strong>oniste. Lo<br />
ripenso spesso con grande affetto.<br />
Così come ripenso a Sara, una timida amica di grande forza interiore, con la quale<br />
abbiamo condiviso piccole ma intense emozioni e il piacere dello scambio dei dubbi<br />
amletici dell’e<strong>si</strong>stenza quale prodromo per il raggiungimento di un equilibrio quanto più<br />
vicino ai de<strong>si</strong>deri di ciascuno.<br />
E poi gli amici di Napoli, Antonio e Mas<strong>si</strong>mo, che in qualche misura contribuii a<br />
inserire nella famiglia di <strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong>; quante belle pizze mangiate in<strong>si</strong>eme all’insegna della<br />
consulenzialità del Regno delle due Sicilie!<br />
Peccato che non abbiamo avuto più il tempo, o forse la voglia, di continuare a<br />
frequentarci. Mi fa piacere credere che il tutto possa far parte di un disegno più grande, che<br />
il contributo che ciascun incontro ha avuto per la nostra crescita debba rimanere più<br />
“trascendentale” senza il vincolo della personificazione a guisa di rendere l’essenza di un<br />
incontro inattaccabile dalle velleità dell’individuo.