Il Giardino si riproduce - Studio Staff RU
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Capitolo 5 2001 - e Oltre<br />
I diver<strong>si</strong> conduttori erano tutti stakeholder nel senso di "portatori dello stesso<br />
interesse" (verso la "macchina" e verso l'azienda): ma il loro "amore per la concretezza",<br />
nutrito da ciascuno con la propria personale esperienza, produceva buona qualità di carta; a<br />
meno degli sfridi provocati dal passaggio da una "concretezza" personale all'altra.<br />
Quindi, i conduttori bravi a "fare la carta", capacità maturata sull'esperienza<br />
nell'attività "concreta", finivano per essere "prigionieri" della loro stessa concretezza.<br />
Vicerversa, bisognava farli uscire dalla concretezza facendogli seguire un percorso<br />
di spiegazione della validità degli indicatori di ciascuno di loro (come dimostrava la qualità<br />
della carta che ciascuno riusciva a produrre) grazie a spiegazioni scientifiche e alla<br />
"conver<strong>si</strong>one" degli indicatori empirici personali in misure degli strumenti di macchina<br />
(ovviamente, dopo averli ri - tarati).<br />
Naturalmente, bisognava superare la riluttanza dei conduttori ad abbandonare il<br />
terreno e la "proprietà" della loro esperienza (i loro "saperi") per arrivare nel terreno ignoto (o<br />
poco conosciuto e poco padroneggiato) delle misure scientifiche.<br />
Per superare l'ostacolo diventava essenziale un'operazione di sostegno, anche - se<br />
non addirittura principalmente - p<strong>si</strong>cologico: per accettare quella specie di koiné dialektos<br />
che la scienza avrebbe costituito tra tutti i conduttori. D'altra parte, il linguaggio scientifico<br />
sarebbe stato molto utile per una grande "ondata" in arrivo (seconda metà degli anni 70 -<br />
inizio degli anni 80) di innovazione dei proces<strong>si</strong> produttivi di molti settori; innovazione resa<br />
più complessa per l'introduzione parallela dei controlli di elettronica negli impianti produttivi<br />
(favorita dalla diffu<strong>si</strong>one dei microprocessori a basso prezzo).<br />
<strong>Il</strong> linguaggio scientifico sarebbe stato essenziale, inoltre, per i rapporti con i<br />
costruttori degli impianti, con i manutentori e così via.<br />
Ed ora, un'altra storia; con interessanti analogie. La mia esperienza principale degli<br />
ultimi trent'anni ha riguardato i <strong>si</strong>stemi economici e sociali dei microterritori (anali<strong>si</strong> del<br />
<strong>si</strong>stema territoriale re<strong>si</strong>dente per favorire lo sviluppo economico e per migliorare la coe<strong>si</strong>one<br />
sociale). In qualche modo la scienza e la sua applicazione può servire come "linguaggio<br />
comune" anche per tutti gli attori del territorio: quelli economici (le imprese, specie quelle<br />
minori, sopratutto se <strong>si</strong> facilita l'"autorganizzazione spontanea" come quella storicamente in<br />
atto nei Distretti industriali); quelli politico amministrativi (i Comuni e gli altri Enti locali); e<br />
quelli sociali (i gruppi , anche minimi - fino ai <strong>si</strong>ngoli individui - ma proiettando<br />
un'immagine di crescita virtuosa con un processo "bridging" di interconnes<strong>si</strong>one<br />
"potenziante" delle relazioni e degli scambi).<br />
<strong>Il</strong> concetto della scienza come "koiné dialektos" non è una mia invenzione<br />
estemporanea: nasce, infatti, come proposta esplicita dell'Unione Europea.<br />
L'UE ha deciso, infatti, a Lisbona (nel 2000) di diventare il primo <strong>si</strong>stema "abitato"<br />
(caratterizzato, cioè, dalla presenza di abitanti/attori che, con il loro potere di scelta, ne<br />
aumentano la comples<strong>si</strong>tà) e politicamente operante in quel processo in atto che è definito<br />
"economia della conoscenza": dove per conoscenza <strong>si</strong> intende quella scientifica; o, almeno, la<br />
conoscenza derivante dalla scienza applicata.