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Il Giardino si riproduce - Studio Staff RU

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47<br />

Capitolo 2 1971-1980<br />

Fu proprio quel piglio, mi fu candidamente svelato più avanti, a convincerli ad<br />

assumermi, prendendo<strong>si</strong> il rischio di dare fiducia ad una persona che a loro giudizio<br />

avrebbe potuto dare un contributo originale, seppure per un ruolo operativo, al prezzo<br />

eventuale di qualche “re<strong>si</strong>stenza” caratteriale. Un approccio introspettivo al lavoratore<br />

insomma, che per quei tempi era pura fantascienza.<br />

Di quella fiducia li ringrazio ancora perchè quell’ambiente fu una palestra<br />

straordinaria per affinare le mie capacità e affermare in qualche modo la mia personalità.<br />

Provenivo da un’esperienza lavorativa vissuta nell’ambiente familiare - nello studio<br />

da commercialista di mio fratello - con i pro ed i contro di ciò che questo comporta; nel<br />

senso di godere di una naturale di<strong>si</strong>nvoltura nella gestione del lavoro, non corredata da una<br />

corrispondente assunzione di responsabilità per effetto dall’ala protettrice della famiglia.<br />

Allo <strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong>, il lavoro era sostanzialmente diverso, ma l’atmosfera che <strong>si</strong><br />

respirava era la mede<strong>si</strong>ma, quella di una grande famiglia dove istintivamente sei a tuo agio.<br />

Non potevo chiedere di meglio: per una come me, diciamo “figlia di famiglia”, ancora<br />

digiuna di tante dinamiche lavorative, era l’ideale perchè mi traghettava verso il vero<br />

mondo del lavoro attraverso canali a me noti e ras<strong>si</strong>curanti, aggiungendovi però elementi<br />

nuovi, quali l’assunzione in prima persona di oneri e responsabilità, relazionandomi per la<br />

prima volta con un datore di lavoro esterno e acquistando quindi consapevolezza, nel mio<br />

piccolo, del mio ruolo.<br />

Ero responsabile della segreteria organizzativa della società e pertanto ero spesso<br />

sotto pres<strong>si</strong>one, sollecitata da tutto quanto ruotava attorno all’attività dell’ufficio:<br />

corrispondenza, contabilità, logistica, organizzazione degli archivi; mi relazionavo perciò<br />

quotidianamente con una platea di interlocutori piuttosto variegata e che andava dai soci e<br />

collaboratori della società stessa a vari soggetti esterni come clienti, fornitori, banche ecc.<br />

Chi ha il co<strong>si</strong>ddetto “caratterino” come me, può bene immaginare quale scuola di vita <strong>si</strong>a<br />

stata “quella vita”, fatta di tanti piani di relazione diver<strong>si</strong>s<strong>si</strong>mi tra loro che io dovevo<br />

cavalcare tutti, sfoderando per ciascuno attitudini diverse: talora la capacità di mediazione,<br />

talaltra la diplomazia, quando la grinta e l’autorità e quando l’accondiscendenza; un<br />

allenamento a tutto campo insomma, i cui frutti li porto ancora con me, nel lavoro e nella<br />

vita.<br />

Certo non sono state sempre rose e fiori, e <strong>si</strong> sa, anche nelle migliori famiglie<br />

qualche pecora nera, qualche parente serpente può esserci; così la mia diplomazia deve<br />

essere andata a far<strong>si</strong> benedire quel giorno in cui un collaboratore, imputò alla mia<br />

distrazione il fatto che avessero distaccato l’utenza elettrica o telefonica (non ricordo bene)<br />

di casa sua in quanto io, tra le varie commis<strong>si</strong>oni , avevo “dimenticato” di pagare la sua<br />

bolletta, di cui lui, in quanto “<strong>si</strong>ngle” e profes<strong>si</strong>onista super impegnato non poteva<br />

occupar<strong>si</strong>. Per tutta risposta, gli dis<strong>si</strong> che non sarebbe più accaduto e che da allora in avanti<br />

mi sarei occupata anche.....della sua biancheria sporca!! O quando un altro collaboratore mi<br />

fece correre nella sua stanza da un capo all’altro dell’immenso ufficio solo per accendergli<br />

l’interruttore della luce; appena realizzata l’arroganza del gesto, lo lasciai a meditare da<br />

solo, sbattendo la porta dietro di me e, naturalmente, al buio.<br />

Simili episodi ora suscitano in me una certa ilarità mista ad un senso di tenerezza<br />

per la ragazza che ero, ma all’epoca devo confessare di averli vissuti con notevole pathos e<br />

sconvolgimento emotivo. Ma li rifarei, seppure con modalità diverse, perchè mi hanno<br />

insegnato che cosa <strong>si</strong>gnifica pretendere il rispetto e la dignità per il proprio lavoro, per

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