Il Giardino si riproduce - Studio Staff RU
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Capitolo 2 1971-1980<br />
dirigenti <strong>si</strong>ndacali.<br />
Verso la fine del 1972, Emanuele Di Castro mi inizia alle delizie della selezione.<br />
Tecniche di intervista, test, colloqui di gruppo, stesura dei profili e dei giudizi,<br />
presentazione al cliente. L’addestramento è rapidis<strong>si</strong>mo, l’impiego immediato.<br />
Nel giro di pochi me<strong>si</strong>, mi trovo a gestire piccoli e grandi progetti di selezione.<br />
Operai, impiegati, manager, segretarie, tecnici: nessuna gerarchia (scoprii presto, non senza<br />
divertimento, che un AD sceglie serenamente un alto dirigente, e va in an<strong>si</strong>a per decidere<br />
quale segretaria gli <strong>si</strong> confà meglio). Tanto spazio, tanta autonomia. Tanti incontri<br />
emozionanti. Per diver<strong>si</strong> anni sono stato a più riprese pre<strong>si</strong>dente di commis<strong>si</strong>one di<br />
concorso a Napoli, alla Circumvesuviana: autisti, dattilografe, carrozzieri (“battilamiera”),<br />
controllori, bigliettai, cantonieri. Migliaia di candidati (decine di migliaia di test, tutti<br />
rigorosamente corretti a mano), migliaia di colloqui e di storie umane. Uno spaccato sociale<br />
vastis<strong>si</strong>mo, visto di prima mano.<br />
Nel 1974 arriva a <strong>Studio</strong> un piccolo e misterioso opuscolo: il Grubb Institute ed il<br />
Tavistock Institute di Londra organizzano una “conference” vicino Roma. <strong>Il</strong> tema:<br />
leadership ed autorità nelle organizzazioni (durata di una settimana, in inglese). Nessuno di<br />
noi sa bene di cosa <strong>si</strong> tratti, ma tutti concordano sulla neces<strong>si</strong>tà di andare. Ed io sono quello<br />
che sa meglio l’inglese. Scopro così un mondo – ed un modo di “fare formazione” – per me<br />
assolutamente insospettato, e che mi cattura immediatamente (negli anni succes<strong>si</strong>vi<br />
frequento altre “conference” in Inghilterra; e ancora oggi – oltre ad essere legato ad amici e<br />
profes<strong>si</strong>onisti di quel periodo – mi rendo conto di essere profondamente influenzato (direi<br />
qua<strong>si</strong> connotato) dagli apprendimenti di quegli anni).<br />
L’entu<strong>si</strong>asmo con cui racconto questa mia esperienza agli incurio<strong>si</strong>ti colleghi di<br />
<strong>Studio</strong> è contagioso, e produce un effetto immediato: il gruppo dirigente del Grubb viene a<br />
“diagnosticare” lo stato di salute del nostro piccolo gruppo. Giornate di discus<strong>si</strong>one, anali<strong>si</strong>,<br />
confronto; di interrogativi sulla nostra identità societaria, su propo<strong>si</strong>ti e programmi.<br />
Giornate – e serate – di grandi pas<strong>si</strong>oni.<br />
E poi la deci<strong>si</strong>one (a ripensarla adesso appare un po’ folle) di usare “l’approccio<br />
Tavistock” nel delicato programma di integrazione dedicato ai gruppi dirigenti di due<br />
aziende che <strong>si</strong> stanno fondendo (con le non eludibili questioni di sovrappo<strong>si</strong>zione di<br />
po<strong>si</strong>zioni).<br />
Tanti seminari a Santa Margherita Ligure, partecipanti delle due aziende titolari di<br />
po<strong>si</strong>zioni analoghe, <strong>si</strong>tuazione potenzialmente esplo<strong>si</strong>va: io ero terrorizzato, Silvano<br />
assolutamente a suo agio. Partecipanti dapprima attoniti di fronte ai nostri <strong>si</strong>lenzi ed alle<br />
prime interpretazioni, e poi coinvolti, emozionati. Emergono con audacia crescente timori<br />
ed aspettative, meschinità, an<strong>si</strong>e, speranze. Funzionava, il confronto diventava autentico e<br />
profondo. Ed io mi sentivo soddisfatto, appagato come raramente mi è poi capitato nella<br />
mia vita profes<strong>si</strong>onale.<br />
Ecco, mi rendo conto di aver messo in<strong>si</strong>eme un po’ di ricordi disordinati di<br />
esperienze che ancora mi emozionano e mi entu<strong>si</strong>asmano. Ma c’è un filo che accomuna: la<br />
grande libertà di osare, di sperimentare, di buttar<strong>si</strong>. Ed in<strong>si</strong>eme la grande fiducia accordata,<br />
anzi, la spinta a provare, a verificar<strong>si</strong> (penso che oggi lo chiameremmo empowerment). Ho<br />
imparato tantis<strong>si</strong>mo, ed ho restituito molto. Quando penso allo <strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong>, mi viene<br />
allegria.<br />
Insomma: formidabili quegli anni.<br />
Mario Gianandrea