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Il Giardino si riproduce - Studio Staff RU

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Capitolo 2 1971-1980<br />

Testimonianza di Bruno Maggi<br />

Titolare di teoria dell’organizzazione – Univer<strong>si</strong>tà di Bologna – Facoltà di Economia<br />

I miei viaggi a Roma sono stati troppo spesso motivati da pratiche ministeriali e<br />

procedure concorsuali. Ciò ha irrimediabilmente segnato il mio rapporto con questa città<br />

che, invece di apparirmi qual è, tesoro di storia e d’arte, estesa, luminosa, mi ha offerto<br />

uffici polvero<strong>si</strong> in cui talvolta rischiavano di perder<strong>si</strong> documenti essenziali per il mio<br />

percorso univer<strong>si</strong>tario, e angustie burocratiche che sovente <strong>si</strong> opponevano tanto alla<br />

valutazione del merito dei più giovani colleghi quanto al rimborso delle spese di trasferta.<br />

In questa città, per me ministeriale e concorsuale, via di Sant’Erasmo ha rappresentato<br />

un’oa<strong>si</strong>, in cui potevo ritrovare scambio intellettuale, apertura d’interes<strong>si</strong>, ascolto critico,<br />

stimoli innovativi. Dopo una notte in vagone letto e ore infelicemente trascorse nel palazzo<br />

di Trastevere, <strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong> era un approdo consolante, dove potevo rigenerarmi discutendo<br />

con Silvano Del Lungo e i suoi colleghi e collaboratori sulle evoluzioni del mondo delle<br />

imprese e della ricerca organizzativa.<br />

I ricordi risalgono a circa trentacinque anni fa. Non so ricostruire con preci<strong>si</strong>one<br />

date e avvenimenti, ma credo di aver conosciuto prima Silvano Del Lungo e<br />

succes<strong>si</strong>vamente <strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong>. Forse a Milano, in occa<strong>si</strong>one di qualche convegno.<br />

Certamente fummo presentati, Silvano ed io, da un amico comune, Giustino Gasbarri. Con<br />

Giustino stavo vivendo un’esperienza <strong>si</strong>ngolare e molto arricchente: da circa due anni<br />

lavoravamo in un’impresa <strong>si</strong>derurgica, incaricati di condurre una ricerca-intervento che<br />

coinvolgeva l’intera linea gerarchica, dalla fabbrica alla direzione generale. Avevamo<br />

provenienze e interes<strong>si</strong> culturali molto diver<strong>si</strong>: ingegnere Giustino, con ampie esperienze di<br />

informatica e attirato dall’economia e dalla p<strong>si</strong>cologia, io di formazione giuridica, docente<br />

di metodologia delle scienze sociali e con pratica di ricerca sul lavoro e l’organizzazione.<br />

Forse per queste diver<strong>si</strong>tà avevamo più ragioni per cooperare che per contendere: di fatto<br />

convergemmo pienamente nell’interpretare la ‘ricerca-intervento’ in cui eravamo implicati<br />

come strumento di valorizzazione del lavoro, in particolare nella fabbrica, e la nostra<br />

po<strong>si</strong>zione di ‘ricercatori’ spogliata da pretese oggettiviste di compren<strong>si</strong>one dall’esterno<br />

delle <strong>si</strong>tuazioni di lavoro e volta invece ad aiutare gli operatori, dai dirigenti ai capi<br />

intermedi ai gruppi operai, nell’anali<strong>si</strong> e nella trasformazione di ciò di cui es<strong>si</strong> soli hanno<br />

piena competenza. Come risultato fummo gentilmente allontanati <strong>si</strong>a dall’impresa <strong>si</strong>a dalla<br />

società di consulenza che ci aveva incaricati della ricerca. Noi imparammo molto, e senza<br />

dubbio questa esperienza ha inciso non poco sugli sviluppi succes<strong>si</strong>vi delle nostre<br />

rifles<strong>si</strong>oni e delle nostre pratiche. In questo quadro Giustino mi presentò Silvano come uno<br />

p<strong>si</strong>cologo del lavoro che poteva apprezzare e discutere le nostre idee eterodosse.<br />

<strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong>, in effetti, proponeva negli anni Settanta un’offerta di consulenza che<br />

mi appariva per certi ver<strong>si</strong> atipica. Erano anni di mutamenti e di conflitti rilevanti nella<br />

società, e di cambiamenti importanti nelle imprese. Senza addentrar<strong>si</strong> nell’anali<strong>si</strong> degli uni<br />

e degli altri, e dei loro rapporti, <strong>si</strong> può ricordare che a quel tempo avevano inizio nelle<br />

grandi imprese l’evoluzione dei <strong>si</strong>stemi di qualificazione e i proces<strong>si</strong> di deverticalizzazione<br />

e di decentramento produttivo. Erano fenomeni congiunti, ma allora venivano trattati<br />

separatamente, i primi dai ricercatori di campo sociologico e p<strong>si</strong>cologico e i secondi dai<br />

ricercatori di campo economico. In <strong>Studio</strong> <strong>Staff</strong>, invece, <strong>si</strong> discuteva apertamente di quelle<br />

connes<strong>si</strong>oni per la cui consapevolezza diffusa bisognerà giungere alla ridondante letteratura<br />

sul ‘post-fordismo’ dei decenni seguenti.<br />

La consulenza che <strong>si</strong> era basata sulle procedure gestionali tayloristiche veniva<br />

scalzata da una nuova consulenza, ispirata alle correnti di ‘neo-relazioni umane’ di stampo

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