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atti del Convegno internazionale, Firenze, 16-17 ... - ICCU - Sbn

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Scienza archivistica e informatica archivistica <strong>16</strong>7<br />

esempio dei problemi legati a un uso impreciso <strong>del</strong> linguaggio, problemi<br />

che vengono a galla solo dopo molte iterazioni. Nell’esprimere<br />

i requisiti ritenuti necessari, gli archivisti avevano descritto<br />

una varietà di <strong>atti</strong>vità effettuate sui documenti: valutazione <strong>del</strong><br />

documento, descrizione, conservazione, e così via. Gli Integrated<br />

Product Teams hanno pertanto dovuto compiere un considerevole<br />

lavoro di decomposizione di questi processi, per fornirne descrizioni<br />

chiare. I tecnologi hanno formulato i requisiti sulla base di<br />

ciò che gli specialisti hanno detto loro, e i team li hanno revisionati.<br />

Tuttavia, nella seconda versione <strong>del</strong> Requirements Document è emerso<br />

chiaramente che le informazioni fornite ai tecnologi non erano sufficienti<br />

affinché essi potessero distinguere i processi relativi ai singoli<br />

documenti da quelli relativi ai fascicoli o alle serie di documenti.<br />

Avevano pertanto interpretato le descrizioni dei processi come<br />

operanti, in quasi tutti i casi, a livello di singolo documento. Gli<br />

archivisti erano invece ben consapevoli di tale differenza, ma in<br />

nessun team ci si era resi conto <strong>del</strong>l’incomprensione di fondo.<br />

Un’altra difficoltà deriva dal fatto che i requisiti dovrebbero essere<br />

espressi in funzione dei bisogni <strong>del</strong>le istituzioni e degli utenti e<br />

non <strong>del</strong> modo in cui il sistema soddisferà i requisiti stessi. Questo<br />

potrebbe sembrare un principio banale, ma metterlo in pratica può<br />

essere molto difficile. Molte persone si avvicinano al processo con<br />

una preferenza per soluzioni specifiche. Ogni preconcetto, o preferenza<br />

per soluzioni specifiche, deve essere escluso dall’articolazione<br />

dei requisiti. In qualsiasi sistema complesso, è impossibile<br />

sapere a priori se una soluzione particolare - anche quando soddisfi<br />

in modo ottimale un certo numero di requisiti - sarà proprio quella<br />

ottimale rispetto alla combinazione totale dei requisiti che il sistema<br />

deve soddisfare.<br />

Per tenere le soluzioni al di fuori dei requisiti bisogna distinguere<br />

questi due aspetti, e questo può rivelarsi difficile. Un ambito nel<br />

quale attualmente regna la confusione tra requisiti e soluzioni è<br />

quello <strong>del</strong>le tecniche di conservazione digitale. Di recente si è molto<br />

dibattuto sui relativi meriti <strong>del</strong>la migrazione e <strong>del</strong>l’emulazione.<br />

Entrambi questi metodi costituiscono una soluzione. La valutazione<br />

<strong>del</strong>le tecniche per la conservazione digitale non può basarsi su<br />

criteri tecnologici, ma su criteri capaci di esprimere la ragione per<br />

cui i materiali culturali vengono conservati. Nel campo degli archivi,<br />

tali criteri devono garantire la conservazione <strong>del</strong>l’informazione<br />

non perché si tratta di oggetti digitali bensì, e innanzi tutto, perché<br />

si tratta di documenti.

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