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atti del Convegno internazionale, Firenze, 16-17 ... - ICCU - Sbn

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Una prospettiva Unesco 71<br />

esploda, senza lasciare traccia alcuna oltre la bolla di Internet. Le nostre<br />

società <strong>del</strong>l’informazione saranno ridotte a società ossessionate<br />

dal presente, dotate di minuscole porzioni di memoria <strong>atti</strong>va, autoreferenziali<br />

nella loro ansia di comunicare e pronte a voltare le spalle<br />

alle generazioni future, rompendo la catena <strong>del</strong>la trasmissione.<br />

Qualsiasi materia tende a sparire poco a poco, a dissolversi, disintegrarsi,<br />

ingiallirsi, invecchiare - ma non l’informazione digitale. L’informazione<br />

è o non è. Conservare l’informazione digitale sarà come<br />

custodire una fiamma ardente: bisogna essere sempre lì, va mantenuta,<br />

alimentata. Oppure morirà e sarà distrutta. Altrimenti, sarà<br />

sempre giovane.<br />

Tutto ciò non potrà avvenire senza un cambiamento significativo<br />

<strong>del</strong>le istituzioni responsabili <strong>del</strong>la conservazione <strong>del</strong> patrimonio documentario.<br />

Lasciare che i documenti si impolverassero sugli scaffali,<br />

in condizioni ambientali adeguate, era un tempo la migliore garanzia<br />

di conservazione, e il solo fatto di permetterne a qualcuno la<br />

consultazione è stata a lungo considerata la peggiore minaccia alla<br />

conservazione. Al contrario, saper far circolare rapidamente l’informazione<br />

digitale su nuovi supporti, farla migrare da un supporto a<br />

un altro, sarà l’unica vera garanzia <strong>del</strong>la sua esistenza permanente.<br />

Se non faremo attenzione, il ciclo <strong>del</strong>l’informazione, sotto la<br />

pressione dei cicli tecnologici, sarà più breve di quanto non sia mai<br />

stato. Mentre avanziamo nel nuovo millennio le nostre società rischiano<br />

di veder sparire settori interi di memoria. Più comunicheremo,<br />

meno trasmetteremo ai posteri.<br />

PATRIMONIO FRAGILE<br />

Finché viaggiava su supporti fisici l’informazione lasciava tracce.<br />

Anche senza che nessuno facesse niente rimaneva comunque qualcosa<br />

di queste tracce, qualcosa da poter trasformare in archivio. Ma<br />

la sfera digitale ha un difetto congenito: se un file non viene salvato<br />

si cancella. In altre parole, la conservazione <strong>del</strong> patrimonio dovrà<br />

d’ora in poi essere un atto <strong>del</strong>iberato, un atto di volontà organizzato<br />

nel presente.<br />

La sfera digitale capovolge proprio le affermazioni che sembrano<br />

più certe: la sopravvivenza di un documento non dipende dalla durata<br />

<strong>del</strong> supporto su cui viaggia, ma dalla possibilità che quel documento<br />

possa essere trasferito da un supporto a un altro il più spesso<br />

possibile. È nato un nuovo paradigma <strong>del</strong>la conservazione.<br />

Conservare il patrimonio in forma digitale si rivelerà l’opzione

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