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atti del Convegno internazionale, Firenze, 16-17 ... - ICCU - Sbn

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Strategie politiche per la conservazione digitale 303<br />

culturali, con il passare <strong>del</strong> tempo i sistemi concettuali di riferimento<br />

da cui tali rappresentazioni dipendono (schemi, ontologie, ecc.),<br />

e le rappresentazioni stesse, finirebbero comunque per perdere in<br />

affidabilità e adeguatezza. Se non utilizzeremo in modo continuativo<br />

i nostri sistemi di conservazione digitale e se non elaboreremo<br />

una strategia affinché metodi e rappresentazioni evolvano in sintonia<br />

con la prospettiva intellettuale degli utenti <strong>del</strong> futuro, un giorno<br />

potremmo finire per scoprire che il nostro patrimonio culturale digitale<br />

è divenuto indecifrabile. Tutto questo suggerisce che le politiche<br />

di conservazione digitale dovrebbero essere fortemente tese a<br />

incoraggiare un uso <strong>atti</strong>vo <strong>del</strong> documento culturale digitale per un<br />

ampio e variegato orizzonte di utenti - ricercatori, operatori <strong>del</strong>la<br />

formazione e <strong>del</strong> turismo culturale virtuale - e che tali politiche dovrebbero<br />

prevedere una road map per il “refreshing <strong>del</strong> livello semantico”,<br />

inteso come <strong>atti</strong>vità speculare al refreshing effettuato a livello<br />

materiale sui supporti.<br />

Il fatto che l’adeguatezza dei documenti dipenda dalla possibilità<br />

di accedervi e utilizzarli solleva poi un’altra questione. In un’Europa<br />

multiculturale e in continua evoluzione, le prospettive <strong>del</strong>le<br />

diverse categorie di utenti saranno cariche di implicazioni culturali.<br />

Gruppi diversi, identificabili in base all’appartenenza etnica o di<br />

genere, al credo religioso o anche solo agli stili di vita, avranno inf<strong>atti</strong><br />

percezioni diverse <strong>del</strong>la natura e <strong>del</strong> senso stesso <strong>del</strong>l’esperienza<br />

culturale. Nell’adoperarci per garantire la longevità <strong>del</strong> patrimonio<br />

culturale, dovremo anche dedicarci con la dovuta serietà a<br />

sviluppare una politica culturale che sappia garantire, dal livello organizzativo<br />

a quello tecnico, la conservazione dei diversi modi di<br />

leggere e interpretare gli oggetti culturali. Dovremo cioè saper rispondere<br />

a domande quali: “chi, nel processo di creazione <strong>del</strong>le<br />

collezioni culturali digitali a fini conservativi, può legittimamente<br />

rappresentare il punto di vista di un determinato gruppo? Quali<br />

punti di vista dovrebbero essere rappresentati e quali, meno diffusi,<br />

andrebbero abbandonati all’obsolescenza? Quali meccanismi di revisione<br />

dovremo prevedere per garantire giuste ed eque condizioni<br />

di accesso e di rappresentazione?”. Se la conservazione digitale è<br />

davvero il nostro obiettivo, queste domande non riguardano il futuro,<br />

ma il presente.<br />

Il terzo e ultimo punto considera l’agenda da mettere a punto a<br />

livello europeo per sostenere lo sviluppo e il coordinamento di politiche<br />

per la conservazione digitale - così come è indicato nel testo<br />

<strong>del</strong>la <strong>Firenze</strong> Agenda. La speranza, ciò che tutti auspichiamo, è di

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