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atti del Convegno internazionale, Firenze, 16-17 ... - ICCU - Sbn

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Costis Dallas<br />

riuscire a utilizzare al meglio strumenti quali il National Representatives<br />

Group per aggredire il tema <strong>del</strong> coordinamento tra governi<br />

nazionali e Unione europea. Se inf<strong>atti</strong> vogliamo che i risultati prodotti<br />

dalle esperienze di ricerca più significative in Europa si traducano<br />

con più frequenza e intensità in pratica corrente - così da assicurare<br />

una maggiore interoperabilità e un più diffuso ricorso alle<br />

buone pratiche nell’ambito <strong>del</strong>le iniziative e <strong>del</strong>le politiche adottate<br />

dagli Stati membri - dobbiamo darci da fare per migliorare i livelli<br />

di comunicazione e di coordinamento tra i diversi governi e tra governi<br />

e Unione europea. Ai fini di tutto ciò, oltre a stabilire cont<strong>atti</strong><br />

e forme dirette di cooperazione, sarà anche importante riuscire a<br />

coinvolgere una serie di soggetti chiave nelle iniziative dei prossimi<br />

dodici mesi.<br />

In primo luogo, dovremmo saper coinvolgere le organizzazioni<br />

culturali più rappresentative, che potrebbero partecipare a piccoli<br />

banchi di prova o contribuire a una mappatura <strong>del</strong>le esigenze diffuse<br />

sul territorio - esplicitando di quali strumenti hanno bisogno e<br />

quali ostacoli percepiscono all’integrazione di una prospettiva di<br />

conservazione digitale nel quadro <strong>del</strong>le loro pratiche. Anche se siamo<br />

tutti convinti <strong>del</strong>la necessità di allargare lo spettro dei soggetti<br />

coinvolti nell’elaborazione di un’analisi <strong>del</strong>la situazione e di una<br />

proposta di interventi prioritari, bisogna tenere a mente che non è<br />

poi così facile sottoporre il mondo <strong>del</strong>la cultura a operazioni di<br />

standardizzazione o integrazione totale, sia a livello nazionale che<br />

<strong>internazionale</strong>. Come è ben compreso dal Trattato europeo e dalle<br />

costituzioni democratiche, il compito <strong>del</strong>le autorità nel campo <strong>del</strong>la<br />

cultura, arti creative comprese, è quello di tutelare una sana diversità<br />

<strong>del</strong>le soggettività e <strong>del</strong>le organizzazioni. Lo Stato, o ancora peggio,<br />

Bruxelles, non sono necessariamente visti dalla comunità letteraria,<br />

artistica o creativa come i custodi fidati <strong>del</strong>la cultura. In un’epoca<br />

in cui la memoria comunitaria (le storie dei singoli cittadini, o<br />

<strong>del</strong>le piccole organizzazioni a livello locale) diviene un fattore importante<br />

di documento culturale, dovremmo cercare di incoraggiare<br />

la diversità nei meccanismi e nelle prospettive intellettuali che le<br />

nostre iniziative di conservazione digitale intendono supportare,<br />

senza però arretrare sul terreno <strong>del</strong>l’interoperabilità e <strong>del</strong>le buone<br />

pratiche.<br />

Dobbiamo comprendere e armonizzare meglio gli interessi dei<br />

cittadini europei - di quella straordinaria varietà di gruppi linguistici,<br />

etnici e culturali che è l’Europa odierna. Ad esempio, si potrebbero<br />

realizzare ricerche sui bisogni e gli interessi <strong>del</strong> pubblico eu-

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