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atti del Convegno internazionale, Firenze, 16-17 ... - ICCU - Sbn

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92<br />

Bernard Smith<br />

e i 20 miliardi, per un totale di oltre 2 miliardi di utenti.<br />

Tutto questo significa che noi, che ci occupiamo di “cultura digitale”,<br />

dobbiamo saper essere altamente selettivi e insistere su ricerche<br />

lungimiranti, per risorse culturali di alta qualità e di particolare<br />

valore aggiunto europeo. Per farlo, dobbiamo individuare e lavorare<br />

con quelle organizzazioni e risorse culturali che, in un modo<br />

o nell’altro, rappresentano le evoluzioni proprie <strong>del</strong>la società europea.<br />

Permettetemi, in ogni caso, più nello specifico, di volgere lo<br />

sguardo ad una particolare emergenza (esempio di una problematica<br />

su cui far convergere gli sforzi e a cui dare priorità). A maggio<br />

2002 si è tenuto un incontro, a Londra, sulla conservazione degli<br />

archivi televisivi pubblici europei. L’incontro era organizzato da un<br />

cartello rappresentativo di alcuni nostri progetti di ricerca (il gruppo<br />

Presto - Preservation towards Storage and Access), e le cifre<br />

che ci vennero prospettate erano davvero incredibili. Se la memoria<br />

non m’inganna, in questi archivi è conservato più <strong>del</strong> 50% <strong>del</strong><br />

patrimonio audiovisivo mondiale (secondo l’Unesco, l’Europa detiene<br />

il 25% dei 200 milioni di ore di patrimonio audiovisivo mondiale,<br />

ma Presto sostiene che in realtà l’Europa custodisce ben 125<br />

milioni di ore). Si tratta di qualcosa come 25 milioni di ore su pellicola,<br />

50 milioni su video e altri 50 milioni di ore di registrazioni<br />

audio (gli archivi televisivi nazionali svedesi hanno, da soli, 6 milioni<br />

di ore di materiali). Tuttavia, circa il 70% dei materiali è conservato<br />

in formati vecchi, che non si lasciano leggere con le apparecchiature<br />

oggi disponibili sul mercato. Circa il 25% di tutto il materiale<br />

d’archivio versa in condizioni talmente c<strong>atti</strong>ve, che sarebbe<br />

danneggiato o addirittura distrutto, se sottoposto a procedure di<br />

pulizia e digitalizzazione. Per completare il quadro, l’Europa perde<br />

ogni anno diverse decine di migliaia di ore dei materiali più vecchi<br />

<strong>del</strong>le proprie collezioni. Presto ha calcolato che il costo complessivo<br />

per assicurare la salvaguardia degli archivi audiovisivi mondiali,<br />

limitandosi soltanto al trasferimento dei materiali, ammonterebbe a<br />

circa 100 miliardi di euro.<br />

Cosa c’insegna questo esempio? Primo, che per gli addetti ai lavori<br />

è urgente prendere misure immediate, perché troppi beni di<br />

valore vanno perduti ogni anno. Secondo, che in casi estremi, ormai<br />

assai frequenti, le prime misure da adottare devono essere<br />

quelle appropriate, perché spesso la copia originale è danneggiata<br />

irreparabilmente dalle procedure di conversione e, una volta effettuate<br />

tali procedure, solo l’originale digitale rimane intatto. Terzo,

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