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atti del Convegno internazionale, Firenze, 16-17 ... - ICCU - Sbn

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204<br />

Giovan C. Profita<br />

strutture, spesso elefantiache ed afflitte da una pesante burocratizzazione,<br />

il confronto con il pubblico di una sala cinematografica.<br />

Tutta l’<strong>atti</strong>vità di questi archivi rischia di esaurirsi al loro interno.<br />

Un film viene scelto e restaurato non per essere mostrato, non per<br />

confrontarsi con un dato pubblico, ma per essere conservato. Questa<br />

logica, che per molti versi appare mostruosa, ha nel campo <strong>del</strong><br />

restauro un’implicazione molto grave: rende queste strutture impermeabili<br />

agli stimoli che vengono dal confronto con il lavoro degli<br />

altri archivi con il risultato che il know-how <strong>del</strong> personale di questi<br />

istituti resta irrimediabilmente penalizzato, problema molto serio<br />

in un settore giovane come quello <strong>del</strong> restauro che sta vivendo<br />

anni di grande trasformazione tecnologica e metodologica.<br />

Secondo sottoinsieme sono quegli archivi - cineteche e filmmuseum<br />

- che affiancano all’<strong>atti</strong>vità di conservazione <strong>del</strong>la settima arte (non<br />

soltanto film, ma anche fotografie, affissi, libri, riviste) un’<strong>atti</strong>vità<br />

stabile di presentazione e dunque curano la programmazione di<br />

almeno una sala che, normalmente è di loro proprietà. Questi archivi,<br />

anche quando non dipendono direttamente dalle strutture di<br />

Stato, come nel caso <strong>del</strong>la Cinémathèque française, ricevono fondi<br />

pubblici rilevanti. Le loro collezioni comprendono sia film nazionali<br />

che stranieri.<br />

Esistono poi, e sono in forte crescita, gli archivi locali che, a fianco<br />

di un’<strong>atti</strong>vità di presentazione, svolgono un’<strong>atti</strong>vità di conservazione<br />

<strong>del</strong> patrimonio di una comunità regionale o locale. Negli ultimi<br />

anni sono nati archivi baschi, catalani, corsi, scozzesi, gallesi,<br />

valloni, sardi, macedoni.… Queste istituzioni sono una sorta di archivi<br />

di Stato in miniatura.<br />

La quarta categoria è composta da musei e dalle collezioni non film:<br />

per molti dei soci fondatori <strong>del</strong>la Fiaf era già chiaro che scopo di<br />

una cineteca era quello di conservare la memoria <strong>del</strong> cinema, non<br />

soltanto i film quindi, ma anche tutto quel sistema di supporti cartacei<br />

e tecnologici che precede, segue e permette di realizzare la<br />

settima arte. Sceneggiature, diari di lavorazione, fotografie, manifesti,<br />

bozzetti, brochures, riviste, libri, costumi, scenografie, macchinari<br />

degli studi e dei cinematografi, vengono così conservati negli appositi<br />

dipartimenti di molti archivi.<br />

Per la loro rilevanza, questi giacimenti hanno talvolta assunto<br />

l’autorevolezza di istituti autonomi.<br />

Un discorso a parte meritano i musei che collezionano ed espongono<br />

gli apparati tecnologici come il Museo nazionale <strong>del</strong> cinema<br />

di Torino che vanta, probabilmente, la più grande collezione

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