atti del Convegno internazionale, Firenze, 16-17 ... - ICCU - Sbn
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206<br />
Giovan C. Profita<br />
ve essere corretto e sostituito da un’immagine pulita omogenea e<br />
perfetta che elimini il tempo dal film.<br />
Non esistono leggi che obbligano al deposito i produttori o se esistono<br />
sono limitate ad alcune nazioni, non sono retro<strong>atti</strong>ve e normalmente<br />
sono limitate al deposito di una copia positiva. I film hanno<br />
una vita commerciale infinita solo da pochi anni, ma per oltre settant’anni,<br />
<strong>del</strong> futuro <strong>del</strong> cinema si sono occupate solo le cineteche.<br />
Del resto la distruzione è una normalità nella storia <strong>del</strong>l’arte. Ogni<br />
volta che si mostra un film, se ne accelera la morte. Ogni proiezione<br />
incide il suo corpo modificandolo. Lo spettacolo che è la vita di<br />
quest’arte ne determina anche la sua dissoluzione.<br />
Quante volte i responsabili di un archivio si sono chiesti se fosse<br />
opportuno mostrare una copia unica con il rischio di danneggiarla o<br />
se, invece, conservarla chiusa in una scatola fino al momento in cui<br />
avranno i mezzi per restaurarla, consci che comunque, anche conservandola<br />
al meglio, il suo decadimento avanzerà.<br />
Nel momento in cui un film cessa di essere distribuito nelle sale,<br />
perde il suo interesse produttivo e scompare in quanto film, pellicola<br />
cinematografica, iniziando la sua nuova vita televisiva, magnetica, digitale.<br />
Non esistono, all’infuori <strong>del</strong> deposito legale (non presente in tutti<br />
i paesi), leggi internazionali che obblighino i produttori a depositare i<br />
loro film in un archivio. Tutto dipende dalle leggi emanate da ogni<br />
singolo Stato. La situazione globale pare piuttosto sconfortante, basata<br />
più su accordi locali tra un archivio e un avente diritto che su vere<br />
politiche nazionali rivolte alla salvaguardia <strong>del</strong> patrimonio cinematografico.<br />
Se volete leggere l’opera di un maestro <strong>del</strong>la letteratura potete facilmente<br />
ritrovarla in una libreria o in una biblioteca; se volete vedere<br />
le opere di un maestro <strong>del</strong>la pittura dovete sperare in una mostra antologica<br />
o acquistare un’opera monografica a lui dedicata. Se volete<br />
vedere le opere di Lubitsch, di Ford o di Vidor impazzirete. Se vi accontentate<br />
<strong>del</strong>le videocassette e dei Dvd ne troverete solo alcune. Se<br />
avrete la fortuna di imbattervi in una retrospettiva organizzata con<br />
attenzione scoprirete che una parte <strong>del</strong>le loro opere è andata perduta,<br />
che di quelle sopravvissute alcune sono reperibili solo in versioni<br />
<strong>16</strong>mm o comunque lontane dallo splendore originale, che alcuni materiali<br />
sono nelle mani di aventi diritto che non concederanno mai la<br />
loro copia per una proiezione in una sala. Il patrimonio cinematografico<br />
appare così un continente inaccessibile, che, lentamente, si sta<br />
staccando dai suoi spettatori.