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atti del Convegno internazionale, Firenze, 16-17 ... - ICCU - Sbn

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78<br />

Ab<strong>del</strong>aziz Abid<br />

grigia), pari a 230 tb; le pubblicazioni in forma di Cd e Dvd, pari a<br />

31 tb; le opere cinematografiche, circa <strong>16</strong> tb e, infine, le produzioni<br />

radio, pari a 800 tb e quelle televisive, pari a 14.000 tb. Il web stesso<br />

può essere stimato equivalente a 150 terabyte. L’<strong>atti</strong>vità privata di<br />

scambio di posta elettronica occupa un volume molto maggiore di<br />

quello <strong>del</strong> web e raggiunge il valore di 10.000 o 20.000 terabyte<br />

l’anno. È importante specificare che queste stime non sono comprensive<br />

degli enormi database scientifici, ciascuno pari a diverse<br />

centinaia di terabyte, che vengono comunemente chiamati “web<br />

profondo”.<br />

Il problema <strong>del</strong> volume è un problema centrale e che, da un punto<br />

di vista strettamente tecnologico, non sarà impossibile risolvere.<br />

Con l’avanzare <strong>del</strong> progresso informatico, inf<strong>atti</strong>, la capacità dei<br />

supporti di archiviazione è in continuo aumento e i costi per megabyte<br />

si riducono.<br />

Stando così le cose, tutta questa produzione si presta a diventare<br />

patrimonio? E se anche fosse così, quali strade dovrebbe seguire,<br />

quali trattamenti dovrebbe subire prima di entrare nella sfera <strong>del</strong> patrimonio?<br />

È qualcosa da lasciare al caso, allo sviluppo tecnologico e<br />

alla robustezza degli strumenti necessari per creare le opere e garantirne<br />

l’esistenza in vita, o dovrebbe essere il risultato di un processo<br />

di conservazione <strong>del</strong>iberato e controllato?<br />

Se prendiamo in considerazione i prodotti dei programmi di digitalizzazione<br />

<strong>del</strong>le istituzioni culturali, ci muoviamo su un terreno<br />

familiare: le opere in questione sono ben definite, identificabili, indicizzate,<br />

anche se le tecniche specialistiche impiegate non ci risultano<br />

ancora <strong>del</strong> tutto familiari. Nella pratica, le operazioni di digitalizzazione<br />

possono essere appannaggio <strong>del</strong>le istituzioni stesse e di dipartimenti<br />

specializzati creati ad hoc, o possono essere appaltate a fornitori<br />

esterni di servizi, soprattutto quando la strumentazione tecnicanecessaria<br />

comporta grandi investimenti in un universo tecnologico<br />

tuttora instabile, come è oggi il caso <strong>del</strong>la realizzazione di copie digitali<br />

<strong>del</strong>le raccolte audiovisive.<br />

Queste operazioni possono essere effettuate in modo sistematico<br />

al momento <strong>del</strong>l’acquisizione di nuove opere, che quindi arricchiscono<br />

le collezioni già esistenti, oppure si può dare priorità alla digitalizzazione<br />

<strong>del</strong>le vecchie collezioni, dopo averne effettuato una stima<br />

e stabilito una strategia di selezione.<br />

La strategia di selezione dovrebbe permettere di definire le priorità<br />

in base a tre tipologie di criteri: criterio tecnico (per esempio, digitalizzare<br />

i fondi più fragili), criterio di contenuto (concentrare

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