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atti del Convegno internazionale, Firenze, 16-17 ... - ICCU - Sbn

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INTRODUZIONE ALLA TERZA SESSIONE<br />

Armida Batori<br />

Direttore <strong>del</strong>l’Istituto centrale per la patologia <strong>del</strong> libro<br />

Membro <strong>del</strong> Comitato guida <strong>del</strong>la biblioteca digitale italiana<br />

Nel <strong>del</strong>ineare lo stato <strong>del</strong>l’arte sulla digitalizzazione in Italia e in<br />

rapporto a quanto avviene in Europa, ritengo di poter dire che<br />

siamo ormai usciti come Paese e come settore dei beni culturali da<br />

una fase di adesione acritica, che potremmo definire <strong>del</strong>la “digitalizzazione<br />

selvaggia”, e siamo entrati nella fase <strong>del</strong>la consapevolezza<br />

e <strong>del</strong>la maturità.<br />

Sappiamo bene che la digitalizzazione è un processo complesso<br />

e vulnerabile in misura direttamente proporzionale al susseguirsi<br />

dei mutamenti tecnologici: da qui nasce il tema cruciale <strong>del</strong>l’obsolescenza<br />

<strong>del</strong> digitale. La conservazione <strong>del</strong>le memorie digitali costituisce<br />

ormai da tempo una questione aperta su cui comunità professionali<br />

e accademie si interrogano da almeno un decennio, in assenza<br />

di un quadro di riferimento certo.<br />

Il problema principale è dato dal fatto che i documenti digitali<br />

dipendono dal software che li rende accessibili e comprensibili,<br />

cioè, non esistono al di fuori <strong>del</strong>l’atto <strong>del</strong> loro stesso recupero.<br />

Possiamo quindi accedere al documento digitale, o meglio renderlo<br />

leggibile, solo attraverso il software che lo ha creato. Ma i<br />

prodotti hardware e software mutano sul mercato molto rapidamente,<br />

non in base a logiche di conservazione ma a scelte dettate<br />

dagli interessi <strong>del</strong>l’industria. Il fatto che i produttori di hardware e<br />

software non garantiscano la permanenza di tutte le tecnologie<br />

precedenti, fa sì che il digitale sia soggetto ad una rapidissima obsolescenza.<br />

Ne consegue, anche, che il mantenimento nel tempo<br />

<strong>del</strong> documento digitale richiede uno sforzo organizzativo e costi<br />

superiori a quelli richiesti dalle tradizionali procedure di conservazione.<br />

Tutti gli aspetti fin qui sottolineati ci suggeriscono che la digitalizzazione<br />

non può essere lasciata allo spontaneismo <strong>del</strong>la singola<br />

biblioteca, ma deve essere guidata da un apposito organismo, possibilmente<br />

di carattere nazionale, capace di valutare l’insieme dei<br />

fattori coinvolti.<br />

Quando si avvia un’<strong>atti</strong>vità di digitalizzazione, che non sia estemporanea,<br />

bisogna avere chiara consapevolezza che si mette in

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