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Documento - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...

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ANTONIO ROTONDÒ<br />

li secreti loro». 237 I due interrogatori <strong>di</strong> cui si compone l’inchiesta non lasciano<br />

dubbi su un particolare rilevante: lo studente mantovano in viaggio<br />

da Bologna verso Mantova aveva consegnato il libello al mercante<br />

Alberto Baranzoni come ad amico, «ut ostendere posset aliquibus eius<br />

amicis». 238 Si tratta, dunque, d’un episo<strong>di</strong>o che rientra nel quadro delle<br />

iniziative e intenti propagan<strong>di</strong>stici comuni che erano alla base delle strette<br />

relazioni tra circoli eterodossi <strong>di</strong> Modena e <strong>di</strong> Bologna. 239 Se le <strong>di</strong>chiarazioni<br />

del Baranzoni non furono volutamente riduttive, la circolazione<br />

del Liber generationis Antichristi non sfuggì alla sorveglianza del Sigibal<strong>di</strong><br />

per più d’una settimana. Ma tanto era bastato perché, come s’è già visto,<br />

il governatore <strong>di</strong> Modena, Francesco Villa, potesse riferire a Ferrara che il<br />

libello era molto apprezzato («per pasquineria è molto lodata»). 240 La linea<br />

237 Ve<strong>di</strong> Documenti, 1, nota 3.<br />

238 Ibid., p. 195.<br />

239 Per gli inizi degli anni Quaranta, le testimonianze più significative sono quelle che<br />

riguardano l’attività bolognese <strong>di</strong> Giovanni Battista Scotti e <strong>di</strong> Benedetto Accolti. Per lo<br />

Scotti ve<strong>di</strong> MASSIMO FIRPO, DARIO MARCATTO, Il processo inquisitoriale cit., II, pp. 246, 350,<br />

358-359, 362; IV, p. 467 (contatti personali e corrispondenza con Ludovico Castelvetro, Filippo<br />

Valentini, Gabriele Falloppia, Francesco Porto, Antonio Gadal<strong>di</strong>no, Francesco Camurana).<br />

Quanto all’Accolti, dopo la fuga da Bologna trovò ospitalità e libri a Modena e a Sassuolo.<br />

In particolare, egli stesso <strong>di</strong>chiarò d’aver trovato ospitalità e libri («un’infinità») in casa<br />

del me<strong>di</strong>co Niccolò Machella, una delle figure più prestigiose tra quante convenivano nel<br />

circolo verso il quale il Sigibal<strong>di</strong> aveva in<strong>di</strong>rizzato le prestazioni delatorie del suo chierico<br />

(cfr. RENZO RISTORI, Benedetto Accolti cit., p. 365). A conferma della <strong>di</strong>chiarazione dell’Accolti<br />

sui libri che aveva potuto leggere a Sassuolo, si veda la lettera <strong>di</strong> fra Domenico da Imola<br />

al Morone in data 7 giugno 1567: «Si tiene bene che il Bonvicino debbia <strong>di</strong>re <strong>di</strong> qualcuno<br />

che già erano suoi amici, a qualli ancho li dava de libri, et questo vogliano che sia circa le<br />

decine delli anni» (ANGELO MERCATI, Il sommario del processo <strong>di</strong> Giordano Bruno, con appen<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

documenti sull’eresia e l’inquisizione a Modena nel secolo XVI, Città del Vaticano, Biblioteca<br />

Apostolica Vaticana, 1942, p. 141). Il Mercati (ibid.) propose congetturalmente <strong>di</strong> identificare<br />

il Bonvicino <strong>di</strong> questa lettera <strong>di</strong> fra Domenico da Imola con Buonvicini Possidonio. Si<br />

tratta, invece, <strong>di</strong> Tommaso Bonvicino, capitano e luogotenente <strong>di</strong> Ercole Pio. Il processo<br />

contro <strong>di</strong> lui è in Modena, Archivio <strong>di</strong> Stato, Fondo Inquisizione, busta 4, Processi 1567-1568,<br />

«Liber decimus», ricco <strong>di</strong> particolari sulla <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> dottrine e libri eterodossi a Sassuolo e<br />

nella giuris<strong>di</strong>zione dei Pio (ad esempio, testimonianza <strong>di</strong> fra Pietro da Rimini del 3 luglio<br />

1566: «Ho sentito <strong>di</strong>re che lui ha una catastra de libri lutherani»; testimonianza <strong>di</strong> Giacomo<br />

Lolli del 5 febbraio 1567: «Morotto Bonvicino suo fratello, mi <strong>di</strong>sse ch’a lui Thomaso venevano<br />

le montagne de libri»). Un «avviso» da Roma in data 20 luglio 1568 informava: «È arrivato<br />

da Sassuolo il Bonvicino et è stato posto all’inquisitione, et così il mastro <strong>di</strong> casa <strong>di</strong><br />

donna Giulia Gonzaga» (ibid., Cancelleria ducale: Avvisi, busta 6, c. 363). Doveva essere libero<br />

già nel febbraio del 1570, se il 19 <strong>di</strong> quel mese Ercole Pio concede un privilegio a lui («doctor<br />

Thomas») e ai fratelli Morotto, Antonio e Domenico (ibid., Particolari: Bonvicini, sub<br />

Tommaso).<br />

240 Cfr. Documenti, 1, p. 192.<br />

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