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Documento - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...

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II - ANTICRISTO E CHIESA ROMANA<br />

bilire il confine che separa Lutero anche dalle più ra<strong>di</strong>cali attualizzazioni<br />

dell’escatologia tardo-me<strong>di</strong>oevale. Lutero lavorò alla stampa del commento<br />

<strong>di</strong> Purvey nello stesso anno in cui Osiander attualizzò gli pseudogioachimitici<br />

Vaticinia de summis pontificibus. E anch’egli, combinando<br />

esattezze, approssimazioni e vere e proprie imprecisioni, fece del commento<br />

apocalittico lollardo un messaggio suggestivo: con approssimative<br />

notazioni paleografiche riportò il manoscritto a un settantennio prima,<br />

cioè al clima <strong>di</strong> qualche decennio posteriore a quello scisma «quod tandem<br />

Constantiensi conciliabolo per sanguinem Iohannis Hus et Hieronymi<br />

Pragensis velut sacrificio quodam placatum et finitum est»; l’attribuzione<br />

del commento a Purvey gli consentì <strong>di</strong> evocare il carcere <strong>di</strong><br />

Lutterworth, nel quale Purvey era stato cappellano durante la detenzione<br />

<strong>di</strong> Wyclif; la costanza nella fede e i supplizi subiti dagli uomini cui il<br />

commento <strong>di</strong> Purvey dava voce erano un ammonimento, cosicché,<br />

«quanquam nos simus hoc saeculo illis longe eru<strong>di</strong>tiores et liberiores, pudendum<br />

tamen sit quod in tanta barbarie et captivitate detenti nobis tanto<br />

spiritu et fortitu<strong>di</strong>ne fuerint fortiores et audaciores». Tuttavia neppure<br />

lì Lutero omise <strong>di</strong> avvertire che Purvey, «vitio temporis et regno caliginis<br />

impe<strong>di</strong>tus», non aveva visto con sufficiente chiarezza ciò che «hoc saeculo<br />

nostro loquimur et sentimus». Si riferiva al limite che egli sottolineò<br />

ripetutamente nella rappresentazione della Chiesa romana come personificazione<br />

dell’Anticristo tanto <strong>di</strong> Wyclif quanto <strong>di</strong> Hus. Vi torneremo tra<br />

breve.<br />

Nel 1519, anche nelle posizioni <strong>di</strong> Hus Lutero trovò quanto bastava<br />

perché la sua visione della Chiesa romana ne venisse spinta sempre <strong>di</strong> più<br />

verso una globale identificazione <strong>di</strong> essa con l’Anticristo. È noto che l’incontro<br />

<strong>di</strong> Lutero con la tra<strong>di</strong>zione hussita non fu facile. 65 Quanto sia stata<br />

decisiva la pur impulsiva scoperta che ne fece a Lipsia è <strong>di</strong>mostrato – per<br />

quanto riguarda, in particolare, la problematica <strong>di</strong> cui ci stiamo occupando<br />

– dal <strong>di</strong>lagare, nella pubblicistica luterana, <strong>di</strong> contenuti e forme della<br />

pubblicistica hussita: a cominciare dallo scritto <strong>di</strong> maggiore <strong>di</strong>ffusione<br />

della prima pubblicistica luterana, il Passional Christi und Antichristi, che<br />

riprendeva i contenuti e l’efficace modulo propagan<strong>di</strong>stico dell’«antitesi»<br />

65 Ve<strong>di</strong> SAMUEL HARRISON THOMSON, Luther and Bohemia, «Archiv für Reformationsgeschichte»,<br />

XLIV, 1953, pp. 170-187; WALTER DELIUS, Luther und Hus, «Luther-Jahrbuch»,<br />

XXXVIII, 1971, pp. 9-25. Le note affermazioni <strong>di</strong> Lutero a Lipsia sono finemente analizzate<br />

da SCOTT H. HENDRIX, We all are Hussits?, «Archiv für Reformationsgeschichte», LXV,<br />

1974, pp. 133-161.<br />

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