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Documento - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...

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II - ANTICRISTO E CHIESA ROMANA<br />

<strong>di</strong> fede, già molti anni ho veduti esser sudati con gran profitto intorno a<br />

questa istessa materia». 3 Ora, con rammarico, Gwalther doveva prendere<br />

atto che a Zurigo non c’era più nessuno che si de<strong>di</strong>casse a questa fatica<br />

meritoria; anzi, era costretto a esprimere <strong>di</strong>sappunto per il biasimo con<br />

cui la sua iniziativa era stata accolta non solo da generici fautori dell’«evangelica<br />

verità», ma anche da «maestri non volgari <strong>di</strong> quella». 4 Dunque,<br />

Gwalther è esplicito – e, quel che più conta, lo è in sede <strong>di</strong> pubblica<br />

scrittura – nel riferire le perplessità che aveva suscitato e continuava a suscitare<br />

a Zurigo il genere <strong>di</strong> pubblicistica antiromana da lui proposto.<br />

Purtroppo, la scarsità <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> su figure anche <strong>di</strong> primo piano del mondo<br />

culturale e religioso zurighese del Cinquecento non facilita l’identificazione<br />

dei riferimenti <strong>di</strong> Gwalther. Un solo riferimento sembra, già a prima<br />

lettura, non potersi escludere: lo stesso capo della Chiesa <strong>di</strong> Zurigo,<br />

Heinrich Bullinger; e, come vedremo, si tratta d’un riferimento confermato<br />

da testimonianze indubitabili.<br />

Cinque anni prima della doppia e<strong>di</strong>zione zurighese del libro <strong>di</strong><br />

Gwalther, esattamente nell’agosto del 1541, su richiesta d’uno dei pre<strong>di</strong>catori<br />

<strong>di</strong> Francoforte, Melchior Ambach, Bullinger aveva autorizzato la<br />

stampa d’un suo libretto sull’Anticristo (Vom Antichrist und seinem Reich),<br />

nel quale era riprodotta, in traduzione tedesca, parte del suo commento<br />

del 1536 alle epistole paoline ai Tessalonicesi. 5 Ma né un simile scritto<br />

né un libro analogo a quello <strong>di</strong> Gwalther sarebbero pensabili nella produzione<br />

teologica <strong>di</strong> Bullinger della seconda metà degli anni Quaranta,<br />

cioè in anni nei quali la situazione generale era profondamente mutata in<br />

ragione d’un evento col quale nessuno poteva evitare <strong>di</strong> misurarsi: la<br />

convocazione del concilio. Nei due decenni precedenti, dentro e fuori<br />

del mondo germanico in rivolta, lo scetticismo sulla volontà riformatrice<br />

della Chiesa romana aveva fatto versare fiumi <strong>di</strong> inchiostro sulla sua riluttanza<br />

<strong>di</strong> fronte alla prospettiva della convocazione del concilio. Si era,<br />

poi, passati alla denuncia dell’egemonia che su <strong>di</strong> esso veniva esercitata da<br />

Roma: un tema pubblicistico sul quale, come è noto, concentrò subito<br />

buona parte delle sue energie l’esule Vergerio. Ma intanto bisognava<br />

prendere atto che ora il concilio c’era e lavorava con determinazione,<br />

analizzando e condannando – ormai quasi completamente al riparo da<br />

3 Ibid., p. B1r.<br />

4 Ibid., p. A7v.<br />

5 Heinrich Bullinger. Bibliographie, I, Beschreibendes Verzeichnis der gedruckten Werke von<br />

Heinrich Bullinger, bearbeitet von JOACHIM STAEDTKE, Zürich, Theologischer Verlag, 1972,<br />

n. 83, p. 44.<br />

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