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Documento - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...

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II - ANTICRISTO E CHIESA ROMANA<br />

re a quelle che egli considera visioni e calcoli escatologici <strong>di</strong>latorî, l’interpretazione<br />

<strong>di</strong> II Thess., II, 4 come profezia già pienamente attuata: Cristo<br />

è già stato scacciato dal tempio e non c’è chi meriti più appropriatamente<br />

il nome <strong>di</strong> Anticristo <strong>di</strong> colui che gli si è sostituito e vi si fa adorare. 94<br />

L’identificazione dell’Anticristo col papa sarà meglio esplicitata nelle e<strong>di</strong>zioni<br />

accresciute del Pasquino in estasi, me<strong>di</strong>ante un ammiccante gioco<br />

anagrammatico. 95 Nella redazione che plausibilmente è da supporre la più<br />

vicina alla prima e<strong>di</strong>zione, l’Anticristo impersona colui che ha la responsabilità<br />

d’avere introdotto nella Chiesa, al posto dell’esemplare umiltà e<br />

mitezza <strong>di</strong> Cristo, un’abnorme quantità <strong>di</strong> elementi numinosi. E qui<br />

davvero Curione alza il tiro. All’atterrito Marforio (che, una volta vinto,<br />

<strong>di</strong>rà: «Miracula me cogebant»). 96 Curione propone una sua teoria dell’uso<br />

politico dei miracoli. I miracoli, <strong>di</strong>ce Pasquino, sono caratteristici dei<br />

tempi in cui si annunciano sovvertimenti e rovine nell’or<strong>di</strong>ne della società;<br />

ogni volta che, «ob perversam religionem», l’ira <strong>di</strong> Dio sta per abbattersi<br />

sul mondo e «rem publicam fun<strong>di</strong>tus velle evertere», ci sono santi<br />

che fanno miracoli, «gentem ne resipiscat miraculis retinent»; il Vecchio<br />

Testamento testimonia che i miracoli <strong>di</strong> Baal furono tanto più frequenti<br />

quanto più i profeti annunciavano l’ira <strong>di</strong> Dio. 97 La forza propria dell’educazione<br />

e la persuasività del portento ra<strong>di</strong>cano nelle menti la religione<br />

in cui si nasce al punto <strong>di</strong> non poter più giu<strong>di</strong>care <strong>di</strong>versamente («... ut si<br />

velim in hac re iu<strong>di</strong>care – confessa Marforio – non possim neque etiam<br />

audeam»), mentre a <strong>di</strong>chiarazioni e comportamenti trasgressivi consegue<br />

il pericolo che essa subito ti si rivolga contro e si ven<strong>di</strong>chi («timeo ne, si<br />

quid in illius maiestatem <strong>di</strong>cam, illa se subito de me vin<strong>di</strong>cet»). 98 È la surrettizia<br />

capacità dell’Anticristo <strong>di</strong> operare portenti persuasivi e, all’occorrenza,<br />

minacciosi («saeva miracula») a tenere vincolate le coscienze. Visibilmente,<br />

Curione fa del culto dei santi e <strong>di</strong> tutta la struttura devozionale<br />

fondata su <strong>di</strong> esso la manifestazione della presenza falsamente numinosa<br />

dell’Anticristo: una millenaria, gigantesca operazione <strong>di</strong> sublimazione numinosa<br />

<strong>di</strong> uomini la cui unica preoccupazione era stata, invece, l’imitazione<br />

<strong>di</strong> Cristo con mitezza e umiltà <strong>di</strong> cuore («Qui fit ergo, ut sanctos<br />

ceu quosdam immanes tyrannos et vin<strong>di</strong>ctae appetentissimos metuas?»); e<br />

l’umanista Curione auspica la <strong>di</strong>struzione, o quanto meno una profonda<br />

94 Ibid.<br />

95 Pasquino in estasi, nuovo, e molto più pieno cit., pp. 18-19.<br />

96 Pasquillorum tomi duo cit., II, p. 437.<br />

97 Ibid., II, pp. 438-439.<br />

98 Ibid., II, p. 436.<br />

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