Documento - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...
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II - ANTICRISTO E CHIESA ROMANA<br />
battini – la cui attività durò ininterrotta per due decenni. 215 Si muovevano<br />
tutti, <strong>di</strong> preferenza, nel mondo mobilissimo dei tessitori, tra Bologna,<br />
Modena, Ferrara, Venezia, Mantova: il tessitore Tommaso Bavellino –<br />
che è quanto meno alle origini della formazione <strong>di</strong> questo gruppo, prima<br />
<strong>di</strong> sparire del tutto dagli atti inquisitoriali se non, come abbiamo già visto,<br />
per il ricordo vivissimo che aveva lasciato <strong>di</strong> sé tra i suoi complici –<br />
si sposta a suo agio tra Bologna, Modena e Ferrara, a seconda dell’andamento<br />
dell’azione repressiva nelle tre città; per gli stessi motivi, Francesco<br />
Tavani sposta almeno due volte, da Modena a Bologna e poi da Bologna<br />
a Modena, la sua azienda tessile (che nel 1579 comprendeva, tra<br />
l’altro, «due tellari da panno» e «uno da rassette basse»), sempre incontenibile,<br />
in entrambe le città, nel <strong>di</strong>chiarare ai suoi <strong>di</strong>pendenti avversione<br />
ra<strong>di</strong>cale alle strutture ecclesiastiche (con evidente allusione a uno dei testi<br />
più ricorrenti nella pubblicistica sull’Anticristo, II Thess., II, 4, <strong>di</strong>ceva<br />
che il papa «si facea adorare»; e confesserà che, insieme con i suoi amici,<br />
aveva detto «d’ogni cosa contra la Santa Chiesa Romana»); proveniente<br />
da Venezia, dove, secondo il racconto della moglie Diana, era «<strong>di</strong>venuto<br />
heretico», si unì al gruppo bolognese il tessitore Antonio Albertanza, irrefrenabile<br />
nel <strong>di</strong>r «male de’ preti et frati»; il tintore Rinaldo Brugato da<br />
Cento, dopo aver lavorato per quattro anni a Modena, viene anch’egli a<br />
integrarsi in questo gruppo bolognese <strong>di</strong> inquieti tessitori e, fuggito dalle<br />
carceri dell’inquisizione, muore nel 1571 in casa del tintore mantovano<br />
Alessandro Roveda, presso il quale s’era rifugiato in attesa <strong>di</strong> partire per<br />
Ginevra; 216 e così via. Nessuna delle pur numerose testimonianze che li<br />
215 Oltre che dal già cit. processo <strong>di</strong> Francesco Tavani (cfr. sopra, nota 199), notizie dettagliate<br />
su questo gruppo <strong>di</strong> popolani provengono dal processo del sarto modenese Marco<br />
Magnavacca, giustiziato il 22 febbraio 1567 (Modena, Archivio <strong>di</strong> Stato, Fondo Inquisizione,<br />
busta 4, Contra Marcum Magnavaccam tonsorem pannorum). Ricco <strong>di</strong> notizie, in particolare sulle<br />
relazioni che gli aderenti a quel gruppo intrattenevano col mondo dei tessitori fuori <strong>di</strong> Bologna,<br />
è il voluminoso incartamento riguardante Lucrezia Cavalieri, moglie del tintore romagnolo<br />
Rinaldo Brugato, complice del Magnavacca e fuggito dalla prigione bolognese<br />
(ibid., busta 5).<br />
216 Sul Bavellino ve<strong>di</strong> sopra, nota 163. Sul Tavani il suo processo già citato (cfr. sopra,<br />
nota 163), costituto del 16 novembre 1579, dove l’inquisito fa risalire agli anni Quaranta un<br />
suo soggiorno bolognese <strong>di</strong> 12-13 anni, e, con riferimento a un primo processo, «questo –<br />
<strong>di</strong>sse – fu dell’anno (credo) 1549». Nello stesso costituto: «Bacigavo poi alcuni seduttori i<br />
quali mi furono messi per le mani dal sudetto Antonio Amadeo et particolarmente mi messe<br />
per le mani un Giov. B. Rasaro et un maestro Marco Magnavacca [...]. Et mi ricordo anche<br />
che mi lodavano un messer Vincenzo Cenerini da Bologna, mercante da panno, con <strong>di</strong>rmi<br />
che loro era galanti huomini et particolarmente che Giov. Batt. Rasaro era litterato et che<br />
leggeva bene». Il riferimento al Bavellino e al Magnavacca documenta le origini dell’attività<br />
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