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Documento - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...

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ANTONIO ROTONDÒ<br />

squino in estasi e all’Imagine <strong>di</strong> Antechristo dello stesso Ochino, 110 riba<strong>di</strong>scono<br />

gli stessi concetti. In una delle più <strong>di</strong>ffuse raccolte delle sue pre<strong>di</strong>che,<br />

il problema dell’accesso alle Scritture da parte <strong>di</strong> «inliterati, i<strong>di</strong>oti et simplici»<br />

è svolto in un apposito e polemicissimo capitolo, Se è bene, o male,<br />

che ciascheduno cerchi chiarirsi della sua fede, se l’è vera, o no: molti, «e particolarmente<br />

nel regno <strong>di</strong> Antechristo» – scrive l’Ochino – ritengono che<br />

sia un gran male che nelle verità <strong>di</strong> fede ormai voglia veder chiaro<br />

«ognuno in<strong>di</strong>fferentemente, maxime le donne, li inliterati, i<strong>di</strong>oti et simplici».<br />

La ragione che <strong>di</strong> ciò Ochino comunica ai suoi lettori è «che li capi<br />

del regno <strong>di</strong> Antechristo, con sottile e <strong>di</strong>abolica astutia, si sieno sforzati<br />

così <strong>di</strong> occultarle per esser tanto più adorati chome persone <strong>di</strong>vine e tali<br />

che soli infra li altri habbin lume de’ <strong>di</strong>vini secreti»; è pretestuosa l’ipotesi<br />

che, se gli «i<strong>di</strong>oti» avessero accesso alle Scritture, facilmente cadrebbero<br />

in errori ed eresie, perché, al contrario, sono «i savi et prudenti del mondo»<br />

i più inclini agli errori, in quanto «la loro magior prudentia et sapientia<br />

humana», che Dio considera stoltezza, li <strong>di</strong>spone a resistere all’azione<br />

dello Spirito; del resto, «s’è visto per esperientia che dove li simplici<br />

hanno acceptato lo Evangelio et creduto in Christo, li savi del mondo<br />

non li hano creduto, imo l’hanno perseguitato»; 111 e così via. Con tutto<br />

questo non era, ovviamente, incompatibile il messaggio che a questo<br />

stesso riguardo era provenuto dalla traduzione del Nuovo Testamento <strong>di</strong><br />

Brucioli; ma, al confronto, esso ora appariva generico. Come il Curione<br />

e già prima <strong>di</strong> lui in tutta la sua «larvata» pre<strong>di</strong>cazione italiana, anche l’Ochino<br />

partiva dalla contrapposizione tra «philautia» e fede: come per il<br />

Curione, anche per l’Ochino la corruzione della Chiesa non era una<br />

realtà la cui denuncia potesse esaurirsi in una sterile invettiva; bisognava<br />

cercare la ragione originaria che aveva fatto della Chiesa una costruzione<br />

<strong>di</strong>abolica; e questa ragione era la <strong>di</strong>menticanza della fede e della grazia;<br />

«Et tutto è stato con <strong>di</strong>abolica astutia, per havere occasione d’arricchirsi<br />

et d’ingran<strong>di</strong>re la loro autorità, acciò sieno adorati come dei in terra [...].<br />

Et che sia il vero, guarda che sopra questa <strong>di</strong>abolica opinione dell’opere<br />

sono fondati tutti li loro mulinelli dell’impie satisfationi, quanto al foro<br />

110 Ve<strong>di</strong> la lettera del Mignanelli cit. alla nota 85 («Pasquino in estasi, Pre<strong>di</strong>che <strong>di</strong> fra Bernar<strong>di</strong>no,<br />

Antichristi stampati et cartelli impii et vituperosi sono andati tanto attorno in Venezia<br />

...»). Tre giorni dopo, l’ambasciatore estense a Venezia, Tebaldo Tebal<strong>di</strong>, mandava a Ercole<br />

II d’Este una copia dell’Imagine <strong>di</strong> Antechristo (cfr. BENEDETTO NICOLINI, Aspetti della vita<br />

religiosa, politica e letteraria del Cinquecento cit., p. 57).<br />

111 Sermones de fide Bernar<strong>di</strong>ni Ochini Senensis, s.l. (ma Ginevra) 1544, pp. d3r-v, d6r-v,<br />

d7v (cfr. Espositione <strong>di</strong> Bernar<strong>di</strong>no Ochino <strong>di</strong> Siena, sopra la Epistola <strong>di</strong> S. Paulo alli Romani, s.l.<br />

(ma Ginevra), 1545, p. A2v).<br />

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