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Documento - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...

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ANTONIO ROTONDÒ<br />

lo attribuito al Biandrata riprendeva, invece, un aspetto della concezione<br />

dell’Anticristo caratteristica <strong>di</strong> tutti gli scritti della stessa provenienza: i riformatori,<br />

Lutero, Zwingli, Calvino, avevano abolito tanti «meretricii<br />

cultus» tributati a un Cristo concepito come un simbolo <strong>di</strong> potenza e del<br />

quale «omnes huius mun<strong>di</strong> Satrapae» avevano fatto sempre il loro idolo;<br />

ma il domma col quale l’Anticristo aveva corrotto il cristianesimo rimaneva<br />

intatto; quanti recentemente avevano tentato e attuato riforme –<br />

«sive Saxones a Luthero, sive Helvetii, Anglii, Galli etc. a Zwinglio, et<br />

Bohemi ab Husso etc.» – rimanevano ancora «omnes isti uni fundamento<br />

Antichristi innixi». 405 Non si escludeva che la profon<strong>di</strong>tà con cui la dottrina<br />

dell’Anticristo aveva messo ra<strong>di</strong>ci richiedesse gradualità nelle riforme,<br />

né che l’azione dei riformatori avesse scosso la tra<strong>di</strong>zione. Ma poi l’Anticristo<br />

aveva ristabilito il suo predominio. Suo strumento erano le nuove<br />

accademie teologiche, nelle quali con i suoi stratagemmi Satana escogitava<br />

sofismi che si sovrapponevano alla semplicità e chiarezza delle Scritture.<br />

I «vari Antichristi» che regnano ancora «in reformatis ecclesiis» 406 hanno<br />

le loro se<strong>di</strong> in queste accademie. L’assunzione della critica e rifiuto<br />

d’un domma come unico criterio del giu<strong>di</strong>zio sull’intero corso storico,<br />

compreso il presente, vanificava l’identificazione dell’Anticristo con la<br />

Chiesa romana come contrapposta alla realtà delle chiese sorte dalla Riforma:<br />

una vera chiesa non c’era nel presente come non c’era mai stata<br />

nel passato; in tutti i secoli del predominio dell’Anticristo poteva essere<br />

gere a suoi correligionari polacchi fin dal settembre del 1565, cioè <strong>di</strong> recedere dall’anabattismo<br />

per de<strong>di</strong>carsi allo stu<strong>di</strong>o dei fondamenti scritturistici e patristici del significato della<br />

figura <strong>di</strong> Cristo (Akta synodów róz˙nowierczych w Polsce, II (1560-1570), a cura <strong>di</strong> MARIA SI-<br />

PAYŁŁO, Warszawa, Widawnictwa Uniwersytetu Warszawskiego, 1972, pp. 352-359; cfr. LECH<br />

SZCZUCKI, Marcin Czechowic. Stu<strong>di</strong>um z dziejów antytrynitaryzmu polskiego XVI w., Warszawa,<br />

Państwowe Wydawnictwo Naukowe, 1964, pp. 62-63, e più ampiamente IDEM, Polish and<br />

Transylvanian Unitarianism cit., pp. 232-236). In conseguenza <strong>di</strong> ciò, elaborazioni e <strong>di</strong>spute<br />

teologiche vi avevano assunto un andamento prevalentemente esegetico. Nell’opera in cui<br />

quel gruppo <strong>di</strong> antitrinitari espresse più compiutamente il proprio pensiero, cioè la De falsa<br />

et vera unius Dei ... cognitione, c’è, se ho visto bene, un solo accenno – a parte il commento <strong>di</strong><br />

Lelio Sozzini al Vangelo <strong>di</strong> Giovanni – a un «humilem Christum» il cui trionfo è promesso<br />

come esito delle lotte degli antitrinitari (ibid., p. Ciir). Quanto al commento del Sozzini, <strong>di</strong><br />

un Cristo «vilis, pauper, miser, male<strong>di</strong>ctum, vermis et non homo» si parla ripetutamente; ma<br />

io credo che non vi si configura, come nell’Antithesis Pseudochristi, una contrapposizione tra<br />

«Christus <strong>di</strong>ves» e «Christus pauper» come un intenzionale para<strong>di</strong>gma sociale.<br />

405 Per la storia degli eretici cit., p. 98. Per lo sviluppo <strong>di</strong> questo argomento ve<strong>di</strong> soprattutto<br />

l’esposizione della De falsa et vera unius Dei ... cognitione in DELIO CANTIMORI, Eretici cit.,<br />

pp. 322-326.<br />

406 De falsa et vera unius Dei ... cognitione cit., p. BBiir.<br />

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