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Documento - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...

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ANTONIO ROTONDÒ<br />

perio antiecclesiastici, della quale il Liber generationis Antichristi è un’espressione<br />

tra le più violente. 119<br />

Nel presentare la più recente raccolta <strong>di</strong> pasquinate romane del Cinquecento,<br />

Giovanni Aquilecchia ha fatto al riguardo osservazioni acutissime:<br />

a Roma, la polemica pasquillesca, espressione d’una società che si<br />

modella secondo l’immagine, le fazioni e i contrasti della corte pontificia,<br />

è priva <strong>di</strong> «qualsiasi esortazione alternativa, fosse pur solo sul generico<br />

piano ideologico e religioso»; persino dalla sua reazione all’azione repressiva<br />

<strong>di</strong> Paolo IV «risulta confermato il carattere sostanzialmente conservativo<br />

della polemica pasquillesca: carattere inerente del resto a qualsivoglia<br />

protesta <strong>di</strong> stampo ra<strong>di</strong>cale che miri – tramite la denuncia e conseguente<br />

eliminazione del vizio (quando pure la denuncia non sia ingiustificata) –<br />

a una più corretta e quin<strong>di</strong> efficace amministrazione dello stato esistente»;<br />

insomma, «una produzione versificatoria che pur essendo da cima a fondo<br />

imbastita <strong>di</strong> vituperi ad personam, si guarda poi bene dallo scalfire pur<br />

minimamente la compattezza del sistema istituzionale e gerarchico <strong>di</strong> cui<br />

i personaggi colpiti pur sono l’imme<strong>di</strong>ato prodotto». 120 Innocue nel qua-<br />

119 Preziosa la recente raccolta Pasquinate romane del Cinquecento, a cura <strong>di</strong> VALERIO MA-<br />

RUCCI, ANTONIO MARZO e ANGELO ROMANO, presentazione <strong>di</strong> GIOVANNI AQUILECCHIA, Roma,<br />

Salerno E<strong>di</strong>trice, 1983, 2 voll. Su <strong>di</strong> essa ve<strong>di</strong> i rilievi <strong>di</strong> MASSIMO FIRPO, Pasquinate romane del<br />

Cinquecento, «Rivista storica italiana», XCVI, 1984, pp. 600-621, e XCVII, 1985, pp. 775-<br />

783, le rispettive repliche del Marucci e dello stesso Firpo. Altre in<strong>di</strong>cazioni in VALERIO MA-<br />

RUCCI, Nuove fonti manoscritte <strong>di</strong> pasquinate del Cinque e Seicento, «Filologia e critica», XIII,<br />

1988, pp. 102-109. Il vero limite dell’efficacia della raccolta in rapporto ad argomenti quale<br />

quello <strong>di</strong> cui stiamo trattando è che essa include soltanto produzione pasquillesca in versi. Il<br />

campo <strong>di</strong> indagine rimane ancora sterminato. Mi limito a una sola in<strong>di</strong>cazione. Il ms. O. II.<br />

49 della Universitätsbibliothek <strong>di</strong> Basilea conserva una quantità notevole <strong>di</strong> pasquinate in<br />

italiano e in latino (alcune in redazione italiana e latina) e<strong>di</strong>te e ine<strong>di</strong>te. Come risulta da varie<br />

annotazioni marginali (ad esempio: «Quae praecedunt sex folia in catalogum cum reliquis<br />

huc transferenda sunt», c. 16r), il materiale pasquillesco adunato nel ms. era in preparazione<br />

della stampa d’una raccolta <strong>di</strong> Girolamo Massari, della quale non ho altra notizia, oppure in<br />

funzione <strong>di</strong> una delle raccolte <strong>di</strong> pasquilli che in quegli anni venivano curate a Basilea specialmente<br />

da Thomas Kirchmeyer. Il contributo italiano a queste raccolte provenne, oltre<br />

che dalla ristampa <strong>di</strong> pasquilli già comparsi nei Pasquillorum tomi duo <strong>di</strong> Curione, dallo stesso<br />

Massari, come risulta da una sua lettera a Gilbert Cousin del 24 ottobre 1553 (c. 11v). Segue<br />

la pasquinata: Hieronymus Massarius ad Iulium Tertium P. M. qui se annos centum et viginti victurum<br />

sperat.<br />

120 Pasquinate romane del Cinquecento cit., I, pp. XI-XVI, e a pp. XXI-XXII anche le osservazioni<br />

<strong>di</strong> Valerio Marucci. Reazioni <strong>di</strong> segno <strong>di</strong>verso erano rare e potevano provenire solo da<br />

un mondo religiosamente estraneo a quello romano, com’è, ad esempio, il caso della lettera<br />

del 24 aprile 1555 con cui il gesuita Giovan Battista Viola, incitando Marcello II alle riforme,<br />

concludeva: «... sarebbono a loro <strong>di</strong>spetto constretti dalla stessa conscienza [...], gietando<br />

li loro Pasquini et Marphoi nel fiume, col medemo Pasquino et Marphoio, con quali si va<br />

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