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Documento - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...

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ANTONIO ROTONDÒ<br />

una costruzione <strong>di</strong> canonisti. E non c’è conciliazione tra pietà e canoni:<br />

con la rappresentazione degli effetti <strong>di</strong> quella costruzione, proiettata abilmente<br />

in una visione ultraterrena – cioè al <strong>di</strong> fuori delle frammentarie e<br />

perciò riduttive percezioni quoti<strong>di</strong>ane d’una realtà completamente <strong>di</strong>storta<br />

– Curione intende evidenziarne globalmente la natura mistificante.<br />

Quale che debba essere, tra le successive rielaborazioni in latino e in volgare<br />

del Pasquino in estasi, lo strato testuale più vicino all’elaborazione anteriore<br />

all’espatrio del Curione (estate 1542), 85 ciò che resta immutato in<br />

Roma, nella botega <strong>di</strong> Pasquino, a l’istanza <strong>di</strong> Papa Paulo Farnese con gratia et privilegio),<br />

p. 212.<br />

85 Sulle e<strong>di</strong>zioni in italiano e in latino e sulle traduzioni in altre lingue, ve<strong>di</strong> MARKUS<br />

KUTTER, Celio Secondo Curione cit., pp. 284-285. Sull’e<strong>di</strong>zione in italiano anteriore all’espatrio<br />

del Curione restano fondamentali le due lettere del nunzio a Venezia Fabio Mignanelli<br />

al car<strong>di</strong>nale Alessandro Farnese del 1 o e del 22 febbraio 1543 (cfr. BENEDETTO NICOLINI,<br />

Aspetti della vita religiosa, politica e letteraria del Cinquecento, Bologna, Tamari E<strong>di</strong>tori, 1963, pp.<br />

67-68). La <strong>di</strong>ffusione del Pasquino in estasi nell’e<strong>di</strong>zione segnalata dal Mignanelli dovette essere<br />

così larga da meritare, insieme con la prima raccolta ginevrina delle Pre<strong>di</strong>che dell’Ochino,<br />

una menzione speciale nel primo decreto contro i libri pericolosi emanato il 12 luglio<br />

1543 dall’Inquisizione romana ( JOSEPH HILGERS, Der Index der verbotenen Bücher, in seiner<br />

neuen Fassung. Dargelegt und rechtlich-historisch gewür<strong>di</strong>gt, Freiburg i. Breisgau, Herdersche<br />

Verlagshandlung, 1904, pp. 483-486, in part. p. 484). Tuttavia le testimonianze precise su<br />

lettori <strong>di</strong> questa prima e<strong>di</strong>zione sono molto rare: due riguardano vicende della vita religiosa<br />

bolognese (cfr. sotto, nota 192). Che la prima idea dell’opera (se non ad<strong>di</strong>rittura una prima<br />

stesura) risalga al soggiorno veneziano del Curione risulta dalla de<strong>di</strong>ca ai due magistrati bernesi<br />

Hans Franz Nägeli e Jakob von Wattenwyl <strong>di</strong> Caeli Secun<strong>di</strong> Curionis Pasquillus ecstaticus,<br />

una cum aliis etiam aliquot sanctis pariter et lepi<strong>di</strong>s Dialogis, quibus praecipua religionis nostrae Capita<br />

elegantissime explicantur, senza data né luogo, p. a4r (cfr. MARKUS KUTTER, Celio Secondo Curione<br />

cit., p. 28). La congettura che la redazione più vicina a quella anteriore all’esilio sia<br />

quella in latino inclusa nei Pasquillorum tomi duo, Eleutheropoli, 1544, II, pp. 427-529, si<br />

fonda sulla sola constatazione che questa è la redazione più breve rispetto alle successive,<br />

cioè quella ancora priva della narrazione della <strong>di</strong>scesa all’inferno. Per un’esposizione vivace<br />

dell’opera e per alcuni suoi temi polemici caratteristici, ve<strong>di</strong> ALBANO BIONDI, Il «Pasquillus<br />

extaticus» <strong>di</strong> C. S. Curione nella vita religiosa della prima metà del ’500, «Bollettino della Società<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> valdesi», 1970, n. 128, pp. 29-38. Vale la pena osservare che le date <strong>di</strong> stampa delle<br />

successive e<strong>di</strong>zioni potrebbero essere precisate stabilendo la data esatta delle note vicende<br />

della nobildonna lucchese Camilla Guinigi, rispetto alle quali, <strong>di</strong> e<strong>di</strong>zione in e<strong>di</strong>zione, il<br />

Curione aggiorna le <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> tempo («... abhinc triennum puto» in Pasquillus exstaticus cit.,<br />

p. 41; «già cinque anni» in Pasquino in estasi, nuovo, e molto più pieno cit., p. 49). Qui si fa uso<br />

prevalentemente della redazione in latino <strong>di</strong> Pasquillorum tomi duo e <strong>di</strong> quella in italiano <strong>di</strong><br />

Pasquino in estasi, nuovo, e molto più pieno cit. Resta da chiarire a quale delle redazioni latine e<br />

italiane si riferisca la notizia sulla traduzione eseguita a Venezia, con la connivenza del Carnesecchi,<br />

da Francesco Maria Strozzi (GIOVANNI SFORZA, Riflessi della Controriforma nella Repubblica<br />

<strong>di</strong> Venezia, «Archivio storico italiano», XCIII, 1935, pp. 214-216; cfr. GIGLIOLA FRA-<br />

GNITO, Un pratese alla corte <strong>di</strong> Cosimo I. Riflessioni e materiali per un profilo <strong>di</strong> Pierfrancesco Riccio,<br />

«Archivio storico pratese», LXII, 1986, p. 18).<br />

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