Documento - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...
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ANTONIO ROTONDÒ<br />
si esprimeva in reazioni dai toni polemici. Ci si riferisce, evidentemente,<br />
non alle più frequenti testimonianze <strong>di</strong> condanna provenienti da ambienti<br />
ecclesiastici (inquisitoriali e non) avversi a ogni avvisaglia e istanza <strong>di</strong><br />
novità: in queste si condanna tutto e tutti, con conseguenze prospettiche<br />
che dovremo vedere in almeno un caso, quello del vicario <strong>di</strong>ocesano<br />
Giovanni Domenico Sigibal<strong>di</strong> e della caratteristica situazione <strong>di</strong> Modena.<br />
Nel 1541, cioè nell’anno stesso per il quale è documentata la <strong>di</strong>ffusione<br />
in Italia del Liber generationis Antichristi, il ben noto orefice veneziano<br />
Alessandro Caravia – per rimanere nell’ambito d’una letteratura rivolta a<br />
larghi strati popolari – univa insieme incon<strong>di</strong>zionata esaltazione del primato<br />
della fede e tra<strong>di</strong>zionale invettiva anticlericale contro la Chiesa <strong>di</strong>venuta<br />
«mercato» e i suoi comandamenti «mercantia»; ma al tempo stesso<br />
il Caravia biasimava anche con astio («che la polve gli abbrugi del salnitrio»)<br />
che fossero in troppi gli «ignoranti», gli «artesanuzzi», che si atteggiavano<br />
a dottori <strong>di</strong> Sacre Scritture e che <strong>di</strong> predestinazione e <strong>di</strong> libero<br />
arbitrio si <strong>di</strong>scutesse nelle barberie, nelle sartorie e nelle fucine dei maniscalchi:<br />
una ritornante curiosità, non <strong>di</strong>ssimile, secondo il Caravia, dalle<br />
sottigliezze teologiche dei frati, <strong>di</strong> volere «si per sottile / vedere il pel <strong>di</strong><br />
l’ovo in la gallina», quando doveva bastare «veder de’ Vangeli bene il testo»,<br />
limitarsi a «creder nel Credo e <strong>di</strong>r il Pater nostro / e non <strong>di</strong> fede far<br />
mille scappuzzi». 83<br />
Tuttavia, sebbene attestata da innumerevoli testimonianze simili a<br />
quella del Caravia, l’esistenza d’una <strong>di</strong>ffusa tendenza popolare a dedurre<br />
dalla giustificazione per la sola fede un complessivo <strong>di</strong>scorso teologico alternativo<br />
– cioè a percorrere lo stesso itinerario concettuale suggerito da<br />
scritti come il Liber generationis Antichristi – resta ancora una mera consta-<br />
83 Il sogno <strong>di</strong>l Caravia, con gratia e privilegio, 1541 (colophon: In Vinegia. Nelle case <strong>di</strong><br />
Giovann’Antonio <strong>di</strong> Nicolini da Sabbio. Ne gli anni del Signore, MDXLI. Dil mese <strong>di</strong><br />
Maggio), pp. B IIIv, B IVv (cfr. CARLO GINZBURG, Il formaggio e i vermi. Il cosmo d’un mugnaio<br />
del ’500, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1976, pp. 30-31, 162-163). Sul Caravia resta fondamentale VIT-<br />
TORIO ROSSI, Un aneddoto della storia della Riforma a Venezia, in IDEM, Scritti <strong>di</strong> critica letteraria,<br />
III: Dal Rinascimento al Risorgimento, Firenze, Sansoni, 1930, pp. 191-222. L’incartamento<br />
del processo veneziano è ora pubblicato da ENRICA BENINI CLEMENTI, IL processo del gioielliere<br />
veneziano Alessandro Caravia, «Nuova rivista storica», LXV, 1981, pp. 628-644. Importante<br />
ROBERTO SIMIONATO, Alessandro Caravia: la fortuna e<strong>di</strong>toriale e critica, «Quaderni veneti», IV,<br />
1987, pp. 87-120. Il sogno, debitamente annotato, comparirà in appen<strong>di</strong>ce alla monografia<br />
sul Caravia che la dott. Benini Clementi sta preparando per la collana «Stu<strong>di</strong> e testi per la<br />
storia religiosa del Cinquecento». [Ve<strong>di</strong> ora ENRICA BENINI CLEMENTI, Riforma religiosa e poesia<br />
popolare a Venezia nel Cinquecento. Alessandro Caravia (Stu<strong>di</strong> e testi per la storia religiosa del<br />
Cinquecento, 7), Firenze, Olschki, 2000].<br />
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