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Documento - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...

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ANTONIO ROTONDÒ<br />

del culto delle reliquie, inanità dei <strong>di</strong>giuni, critica del celibato ecclesiastico,<br />

critica del culto dei santi – trova riscontro nel documento che rispecchia<br />

anche le idee che negli anni precedenti si erano venute ra<strong>di</strong>cando in<br />

quel circolo, cioè l’Apologia che Lisia Fileno pronunciò davanti agli inquisitori<br />

<strong>di</strong> Ferrara nella prima decade <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre del 1540. 263 Il fatto che<br />

alla Staggia il Gandolfi sentisse argomentare la negazione del culto dei<br />

santi con la dottrina del sonno delle anime dopo la morte è prova del<br />

persistere dell’insegnamento del Siciliano nella cerchia che lo aveva ospitato<br />

fino al giorno dell’arresto. 264 Sennonché, già a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> pochi anni<br />

dalla scomparsa del Fileno dalla scena religiosa modenese, i problemi che<br />

si <strong>di</strong>scutevano alla Staggia erano ormai lontani da quello che era stato il<br />

tema centrale della sua pre<strong>di</strong>cazione, cioè la ricerca <strong>di</strong> una «communis<br />

concor<strong>di</strong>a totius ecclesiae Dei», in una prospettiva consistente «in pacifìcanda<br />

Germania cum ecclesia Romana». 265 Bruciata in pochi anni una simile<br />

prospettiva, ora anche nella cerchia dei Caran<strong>di</strong>ni non solo era caduta,<br />

ma si escludeva ogni possibilità <strong>di</strong> conciliazione. Caterina Gandolfi<br />

riferì che il marito vi aveva sentito esaltare «omnes Lutheranos qui sunt<br />

in Germania»: espressioni che, come si sa, in molti casi erano prive <strong>di</strong><br />

reali e durature implicazioni, ma che nel contesto in cui erano pronunciate<br />

esprimevano una forte polemica contro la Chiesa romana, considerata<br />

una realtà irreformabile, una costruzione satanica. È quanto risulta<br />

dal confronto tra il contenuto del libro del Vermigli, giunto prontamente<br />

da Basilea alla Staggia, e le schematiche <strong>di</strong>chiarazioni del Gandolfi.<br />

Quanto del contenuto <strong>di</strong> quel libretto questo popolano sia riuscito a far<br />

proprio facendoselo leggere «in qua e là» qui è meno importante della<br />

constatazione che il Caran<strong>di</strong>ni e il Sighizzi decisero <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffonderlo con la<br />

destinazione che il Vermigli stesso gli aveva assegnato, cioè come «cathe-<br />

263 CAMILLO RENATO, Opere cit., pp. 33-89.<br />

264 Nello stesso interrogatorio Caterina Gandolfi formula in due mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi, ma non<br />

contrad<strong>di</strong>ttori, la negazione del culto dei santi riferitale dal marito: «Quod de sanctis male<br />

sentit, scilicet quod non sunt adoran<strong>di</strong> et quod sunt homines sicut nos»; «quod sancti non<br />

sunt in para<strong>di</strong>so» e «quod nos erimus sicut ipsi». Tanto nell’Apologia quanto nel corso degli<br />

interrogatori del processo (costituto del 13 <strong>di</strong>cembre 1540), il Fileno delimitò la sua trattazione<br />

della dottrina del sonno delle anime a <strong>di</strong>scussioni con studenti bolognesi (CAMILLO RE-<br />

NATO, Opere cit., pp. 64-65, 184; cfr. qui avanti, pp. 271-273). Ma della <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> questa<br />

stessa dottrina a Modena il Morone scrisse al Contarini il 21 maggio 1542 (Epistolarum Reginal<strong>di</strong><br />

Poli S. R. E. car<strong>di</strong>nalis et aliorum ad ipsum, ed. ANGELO MARIA QUIRINI, Brescia, Giovanni<br />

Maria Rizzar<strong>di</strong>, 1744-1757, III, p. CCLXVII; cfr. MASSIMO FIRPO, Gli «spirituali», l’Accademia <strong>di</strong><br />

Modena e il formulario <strong>di</strong> fede del 1542: controllo del <strong>di</strong>ssenso religioso e nicodemismo, «Rivista <strong>di</strong> storia<br />

e letteratura religiosa», XXX, 1984, p. 61).<br />

265 CAMILLO RENATO, Opere cit., pp. 74-75.<br />

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