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Documento - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...

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II - ANTICRISTO E CHIESA ROMANA<br />

no. Preoccupati soltanto <strong>di</strong> possedere («Nihil curant quam habere»), 359 i<br />

prelati con l’inganno accumulano ricchezze e potenza («Nam per dolum<br />

praebendantur / et potenter dominantur») 360 e trafficano i beni della<br />

Chiesa («Sic Christi bona vendunt») 361 in base alla norma mercenaria «da<br />

mihi nunc, dabo tibi». 362 Insomma, il «locare, conficere, permutare, vendere»<br />

della redazione del Liber generationis Antichristi preferita dal Curione.<br />

Il ritmo in <strong>di</strong>alogo tra chiesa e simonia aggiunge: «Si gratis praestas, quid<br />

te iuvat ista potestas?». 363 Questa collusione <strong>di</strong> interessi mercenari («Sic ad<br />

invicem colludunt») 364 fa degli ecclesiastici gli attori <strong>di</strong> un groviglio <strong>di</strong><br />

contrattazioni e <strong>di</strong> azioni legali, dei canonici fa i frequentatori più del tribunale<br />

che del coro. 365 La stessa collusione induce gli or<strong>di</strong>ni men<strong>di</strong>canti a<br />

modellare l’apparecchiatura dei loro <strong>di</strong>scorsi allo scopo <strong>di</strong> compiacere i<br />

ricchi («Per verborum apparatum / aures penetrant magnatum»). 366 Il predominio<br />

dell’inganno non è da meno nel mondo secolare. Qui l’inganno<br />

è <strong>di</strong>venuto il vero interprete delle leggi («Dolus glossat iura, leges»). 367 In<br />

tutto il «genus nobilium» non c’è chi anteponga la giustizia agli interessi<br />

<strong>di</strong> chi offre compensi («Ad mensuram nummi fiunt / omnia iu<strong>di</strong>cia»). 368 E<br />

se i nobili usano la violenza, altri opprimono con l’usura; e la pratica della<br />

mercatura è <strong>di</strong>venuta pratica della truffa e dello spergiuro. L’avi<strong>di</strong>tà e la<br />

violenza spingono ad appropriarsi <strong>di</strong> ciò che è d’altri; una cupi<strong>di</strong>gia rapace<br />

stravolge l’or<strong>di</strong>ne del mondo, «mores turbat, scin<strong>di</strong>t fratres / sacras leges<br />

temerat». 369 Quelli che rappresentano la feccia della società («versipellis,<br />

fraudolentus, / adulator callidus») riescono ad appropriarsi della parte<br />

migliore dei beni altrui, 370 e ottengono col danaro tutto ciò per cui non<br />

possono riporre speranza in Dio («Quod in Deo non <strong>di</strong>sponunt / per<br />

nummum hoc faciunt»). 371 E così via.<br />

359 Ibid., p. 102.<br />

360 Ibid., p. 101.<br />

361 Ibid., p. 102.<br />

362 Ibid., p. 101.<br />

363 Ibid., p. 113.<br />

364 Ibid., p. 101.<br />

365 Ibid., p. 103.<br />

366 Ibid., p. 105.<br />

367 Ibid., p. 101.<br />

368 Ibid., p. 117.<br />

369 Ibid., p. 116.<br />

370 Ibid.<br />

371 Ibid., p. 118.<br />

~ 177 ~

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